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Roghi e Discariche ad Orta. Noi non ci fermiamo!

Per il nostro Collettivo che è nato da persone, attivisti e militanti, che della battaglia in Terra dei Fuochi ne hanno fatto una ragione di vita, la questione ambientale non poteva essere una marchetta di propaganda per piazzare una bandierina su un tema che riteniamo centrale o che almeno dovrebbe essere tale nella discussione politica di Orta di Atella.

Con questo spirito il 29/12/2015 protocollammo le osservazioni al Registro delle Aree interessate da abbandono e roghi di rifiuti e seguendo lo stesso spirito il 05/07/2016, stante l’immobilità nell’adozione di qualsivoglia azione diretta a bonificare le Aree oggetto del Registro protocollammo un’instanza di sollecito al Sindaco di Orta di Atella al fine di dare effettiva attuazione a quanto previsto dalla già limitate Legge Regionale 20/2013.

Sono passati 9 mesi dalle prime osservazioni, 6 mesi dall’istituzione del Registro e 2 mesi dalla nostra istanza di sollecito senza che sia stata fatta nessuna azione significativa ne tantomeno l’amministrazione abbia posto seriamente la questione nella discussione politica, non c’è stata una programmazione degli interventi, non c’è stato un incontro, non sono state date rassicurazioni e non sono state date nessun tipo di prospettive per la risoluzione del problema, l’unica cosa “seria” che è avvenuta è stato l’ennesimo mega rogo a San Pancrazio a cento metri dal Sindaco e l’Amministrazione Comunale tutta riunita per l’inaugurazione del nuovo Cimitero.

Questo è intollerabile!

Per questo il Collettivo Politico Culturale Città Visibile e l’ACU – Associazione Consumatori Utenti tramite i propri legali hanno fatto pervenire una Diffida ad Adempiere e una richiesta di azione congiunta relativamente alle aree soggette a roghi e sversamenti oltre che al Sindaco, al Ministero dell’Ambiente, al Commissario per i Roghi in Campania, alla Direzione Generale per l’Ambiente e l’Ecosistema della Regione Campania, al Distretto 18 dell’ASL, alla Campania Ambiente e Servizi spa e all’ANAC.

Orta di Atella non può essere più una discarica!

Chiediamo al Sindaco di attivarsi presso queste altre Istituzioni perché gli diano gli strumenti idonei a far si che si possa procedere alla bonifica dei siti.

Non siamo ciechi e sordi, sappiamo che Terra dei Fuochi è un problema vasto che non può essere scaricato sulle spalle dei Comuni ma ci vediamo e sentiamo abbastanza per valutare l’azione di questa Amministrazione del tutto insufficiente.

Non è stato fatto neanche quel poco che si poteva fare e finché il Sindaco non farà sua questa battaglia andando a bussare a tutte le autorità in grado di intervenire per risolvere il problema noi non ci fermeremo.

Questa è una battaglia che abbiamo intenzione di vincere.

Ci vediamo tra 20 giorni!

Orta è ancora una discarica

A sette mesi dai prospetti redatti dall’ufficio tecnico con l’indicazione delle aree pubbliche e private dove si sono verificati abbandoni o roghi di rifiuti, a sei mesi dalle nostre Osservazioni in cui a quel prospetto indicavamo altre aree non inserite e comunque interessate dal fenomeno, a tre mesi dalla delibera di Giunta n. 18 che approvava il registro delle aree interessate da abbandono e rogo di rifiuti siamo tornati sui luoghi delle discariche per appurare che tutto è come prima.

Dobbiamo constatare che l’Amministrazione Comunale non solo è stata deficitaria ma ha totalmente ignorato il problema e mentre il Sindaco inaugurava con appena 20 anni di ritardo l’inizio dei lavori del Cimitero Comunale a San Pancrazio, a 100 metri bruciava di tutto.

Un inferno a cui non si è voluto mettere mano, un problema che evidentemente non c’è volontà politica di risolvere.

Di fronte a questo immobilismo è stato inevitabile per noi dover protocollare una diffida ad adempiere secondo le Leggi Regionali e dello Stato, chiediamo al Sindaco e alla Giunta Comunale di usare i mezzi messi a disposizione, peraltro limitati, dalla legislazione corrente.

Pretendiamo che questa Amministrazione la smetta di preoccuparsi solo di poltrone, come ha fatto finora con la Presidenza del Consiglio Comunale, come ha fatto con la Presidenza della Acquedotti scpa, come ha fatto con le deleghe illegittime affidate ai Consiglieri Comunali.

Pretendiamo che questi Amministratori che nonostante i tanti anni di vassallaggio risultano ancora improvvisati alla politica, provino a governare se ne sono capaci o se ne vadano a casa.

Pretendiamo un minimo di decenza amministrativa.

Lo stato in cui versano alcune zone di Orta di Atella sono indegne per un paese civile.

Qui il reportage fotografico delle Discariche che sono rimaste tali:

  1. Eurocompost – Coordinate 40.971164N 14.286844 E
  2. Località Masseria San Nicola Coordinate 40.991757N 14.282025 e Località Santo Stefano Coordinate 40.992079N 14.280453E
  3. Località Masseria Barone Coordinate 40.978120N 14.269950E
  4. Prolungamento via Clanio e Località Cervone Coordinate 40.978845 N 14.281503 E
  5. San Pancrazio Coordinate 40.987099 N 14.289073 E
  6. Zona PIP 2 ambito 22 Coordinate 40.978185N 14.272450E
  7. Via Giardino Ciardulli e Località Tavernole Coordinate 40°58’24.1N 14°16’51.8E
  8. Via San Michele Coordinate 40.991446N 14.289611 E

Il documento consegnato al Comune di Orta di Atella, protocollo n. 10102 del 05/07/2016, è scaricabile da qui.

“Quando è troppo è troppo!” Bernie Sanders arriva a Succivo

Quando è troppo è troppo! pubblicato dall’editore Castelvecchi è la raccolta di discorsi del Senatore Bernie Sanders, candidato alle primarie del Partito Democratico americano e curati nell’edizione italiana da Rosa Fioravante che sarà al centro dell’incontro organizzato Martedì 5 Luglio dalle 18:00 presso la sede di SfogliaAtella Lab, al Corso Atella 5 di Succivo, coorganizzatrice dell’evento assieme al Collettivo Politico Culturale Città Visibile di Orta di Atella.

Compiremo un incredibile viaggio in questa “anomalia” tutta americana: il vecchio Senatore del Vermont, nonostante i suoi 75 anni suonati, 35 dei quali passati da militante per i diritti civili e sociali e contro ogni tipo di guerra e discriminazione, riesce a fare breccia nel cuore di centinaia di migliaia di giovani americani, i cosiddetti “millennials” ossia la generazione nata a partire dagli anni 80-90: nata in piena società post-industriale e cresciuta nell’era della rivoluzione digitale è forse la generazione che più di tutte ha sofferto la crisi di fine anni 2000 trovandosi a vivere sotto l’ombra incombente di precarietà e disoccupazione.  

Bernie Sanders, “socialista” per autodefinizione in una realtà come quella americana dove questo termine agita vecchie paure verso un “nemico” che per decenni era visto come una minaccia imminente e usato dalla propaganda per schiacciare il dissenso e giustificare ogni tipo di repressione, ha rappresentato la vera novità delle primarie democratiche, una novità che non si assopisce con l’inevitabile sconfitta contro l’altra contendente democratica alla Casa Bianca Hilary Clinton, sostenuta dall’establishment politico e dalle lobbies economico-finaziarie, e che in qualche modo smonta ogni retorica giovanilistica all’insegna della rottamazione (cfr. renzismo).

Portavoce delle istanze del movimento Occupy Wall Street che ha denunciato al mondo intero ingiustizie e iniquità del capitalismo finanziario e al tempo stesso portatore di una prospettiva di “socialismo democratico”, Bernie Sander ha basato la propria campagna sulla necessità di un nuovo welfare che si occupi di tutti i cittadini, soprattutto dei più deboli, che garantisca cioè una sanità pubblica e gratuita per tutti, la possibilità di accesso all’università anche per gli studenti più poveri e una politica dal basso che sia aperta a tutte le classi sociali e che non sia solo appannaggio per i più ricchi. Un tema cruciale affrontato da Sanders è proprio quello del finanziamento della politica. Il senatore del Vermont è infatti l’unico candidato a non accettare i finanziamenti provenienti dai “SuperPacs”, un sistema che permette ai grandi gruppi finanziari di controllare la politica americana: Sanders accetta solo piccole donazioni da parte dei suoi elettori esercitando così una politica libera da ogni condizionamento esterno.

Abbiamo la soluzione al conflitto tra il Sindaco Mozzillo e il Presidente Indaco

Abbiamo mobilitato i nostri esperti alla ricerca di una soluzione al problema che negli ultimi mesi ha attanagliato la vita di migliaia di Ortesi, abbiamo interpellato fini politologhi ed esperti in materia, abbiamo analizzato lo Statuto, i Regolarmenti e tutte le sentenze espresse sul caso, abbiamo avuto tavole rotonde con prefetti, commissari, emissari del Governo centrale e Regionale per sciogliere questa matassa senza il quale, diciamocelo, non si può che restare in una situazione di stallo politico.

Tutto il nostro impegno profuso nella risoluzione del problema che ruota attorno alla revoca della carica del Presidente del Consiglio Comunale.

Può il Sindaco Giuseppe Mozzillo andare in Consiglio Comunale e revocare la Carica ad Eduardo Indaco?

Ebbene alla fine di tutte queste consultazioni è emerso un dato su cui tutti gli esperti concordano e sappiamo che troverà anche il plauso della stragande maggioranza di cittadini.

La soluzione è semplice.

Se ne andassero a casa entrambi e liberassero il Consiglio Comunale che hanno tenuto in ostaggio per un anno intero.

Liberateci!

Pretesti per parlarne: Storia dell’Italia Mafiosa il 10 giugno

Storia dell’Italia Mafiosa” del Professore Isaia Sales sarà al centro di un nuovo incontro organizzato dal Collettivo Politico Culturale Città Visibile nell’ambito della rassegna “Pretesti per Parlarne”.

La presentazione si terrà Venerdì 10 Giugno dalle ore 18:30 nelle Sale all’interno del Chiostro del Convento dei Frati Minori in Piazza San Salvatore di Orta di Atella.

Il libro dello studioso edito da Rubbettino, frutto di tre anni di ricerche sulla mafia vista come componente essenziale della storia d’Italia e non solo come fenomeno delinquenziale. Proprio nella sua capacità di essere “nella storia” il fenomeno mafioso ha mostrato la sua persistenza, la sua peculiarità conservatrice, fondata sulla capacità di essere un sistema di potere in continua relazione con altri poteri, di saper stringere patti anche con quello Stato che avrebbe dovuto combatterla senza mai mostrare reticenze a farlo.

E cosi le mafie, nate sotto il dominio dei Borbone, prolificate nello Stato unitario, hanno seguitato e seguitano a esistere, adeguando le manifestazioni del proprio potere allo scorrere del tempo.

Un incontro che verrà la partecipazione dell’autore, Isaia Sales docente di Storia delle mafie all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, editorialista del Corriere del Mezzogiorno e convinto assertore del fatto che le mafie siano state e siano anch’esse partecipi dell’autobiografia della nazione. Quindi non un fenomeno di contorno. E certamente non un fenomeno limitato esclusivamente al Mezzogiorno del nostro paese.

Con l’autore sarà presente il Magistrato Giovanni Conzo, Procuratore Aggiunto a Benevento e già Sostituto a Torre Annunziata, Santa Maria Capua Vetere e alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nonché autore di numerose pubblicazioni e con un passato di lotta alle mafie straniere e alla criminalità organizzata.

A moderare la discussione la Giornalista Francesca Ghidini inviata speciale della RAI che si occupa di ambiente ed ecomafie da 15 anni. Sulla Terra dei Fuochi, ha realizzato dirette e reportage per Ambiente Italia (RAI 3), TG1, TG2 e RAI News 24. Ha dedicato numerose inchieste alle collusioni tra politica e camorra in Campania.

L’introduzione alla discussione sarà curata dal Collettivo Città Visibile e sarà l’occasione per la sottolineatura dei nessi storici tra politica e camorra nei nostri territori.

Ken Loach, il cinema e la militanza

Ken Loach ha vinto la Palma d’oro al festival del cinema di Cannes con il film “I, Daniel Blake”. È al suo secondo riconoscimento sulla croisette, che arriva dieci anni dopo “Il vento che accarezza l’erba” sulla lotta per l’ indipendenza dell’Irlanda dalla corona inglese. Il film dell’autore inglese si è certamente aggiudicato il premio per motivi esclusivamente cinematografici, ma a me piace sottolineare il valore simbolico che assume la vittoria del suo film, il fatto che, in un tempo storico percorso da una generalizzata disaffezione nei confronti delle politiche di governo, in concomitanza quasi con la possibile vittoria elettorale in Austria della destra xenofoba, ad essere premiato sia stato  un autore che continua imperterrito a considerare l’impegno politico come l’unica strada possibile per cercare i cambiare lo stato delle cose, a parlarci di una politica che non appassiona più in ragione di una idea di mondo da perseguire e che si autoalimenta sulle paure planetarie artatamente inculcate.

Diversi autori potevano aggiudicarsi la Palma d’oro in questa sessantanovesima edizione del festival di Cannes. Poteva prevalere uno tra il talento esuberante del giovane Xavier Dolan (“Juste la fin du monde”), l’elegia dolente di Jim Jarmusch (“Paterson”), il rigore etico proveniente dall’emergente cinematografia rumena con autori come Cristian Mungiu e Cristi Puiu (“Gratuatio” e “Sieranevada”). O ancora, lo spessore autoriale di Olivier Assayas (“Personal shopper”), di Pedro Almodovar (“Julieta”), dei fratelli Dardenne (“Le fille inconnue”), l’originalità di linguaggio di Brillante Mendoza (“Ma’Rosa”) o di Nicolas Winding Refn (“The neon demon”). Ed, invece, a prevalere è stato un giovane ottantenne che ostinatamente continua a percorrere il suo percorso artistico al fianco degli ultimi, degli emarginati, degli esclusi, dei sognatori, un autore di lungo corso che ha sempre concepito il cinema come un mezzo attraverso cui pensare ad un altro mondo possibile. Un cantore delle belle speranze.

L’originalità della sua poetica risiede nel fatto che il suo è un cinema che si sviluppa intorno a idee forti perorate con coerente ragionevolezza critica, che intorno ad esse porta a convogliarvi l’attenzione pubblica, non ricercandola nell’accondiscendenza passiva di chi ha la sua stessa sensibilità politica, ma sapendo generare sdegno in chiunque non si mostri indifferente di fronte alla lucida evidenza di un’ingiustizia. Il suo è un cinema militante ma mai retorico, appassionato ma mai declamatorio, ideologico ma mai moralistico.  Un cinema che scruta la storia nelle sue pieghe più nascoste e ha l’abilità di fermarsi sempre alla giusta distanza : per mostrare i fatti nel loro concreto avverarsi senza compiacersi mai della sua particolare visione delle cose.

E’ rimasto sempre se stesso Ken Loach, la sua militanza inossidabile delinea una posizione precisa da cui poter guardare le cose del mondo, militanza che resiste all’usura del tempo perché fatta di cosciente umanesimo, di fede nell’ideale Socialista, priva di quegli orpelli iconografici che rischiano di renderla evanescente.

Viva Ken Loach il Rosso!

Acquedotti scpa: chi ci guadagna?

Nelle ultime settimane, la società che gestisce il servizio idrico è balzata agli onori delle cronache per aver arbitrariamente aumentato, se non raddoppiato, le tariffe sull’acqua fornita ai cittadini.

Ma cos’è la Acquedotti scpa e chi c’è dietro di essa a prendere queste decisioni?

Acquedotti scpa è una società consortile a prevalente capitale pubblico, con un socio di maggioranza privato, la Ottogas srl, che detiene il 49% delle quote e il restante 51% in mano a 9 Comuni tra cui Orta di Atella. Quest’ultimo detiene, nella quota pubblica, il maggior numero di azioni con il 37,75%, essendo il nostro Comune promotore della costituzione della suddetta società nel 2001.

Ovviamente la Acquedotti non lavora solo ad Orta ma anche nei restanti 8 Comuni che hanno quote nella società e anche in questi Comuni si è fatto sentire il fenomeno “cartelle pazze” con lo spropositato aumento delle tariffe.

Quindi, questa società lavora come una normale Azienda privata, con un Consiglio di Amministrazione formato da membri dei Comuni con Presidente il delegato di Orta di Atella e un Amministratore Delegato deciso nei fatti dalla società privata. Si gestisce l’acqua come una merce, la si vende si guadagna e si ripartiscono gli utili.

A cosa vuole portare questo ragionamento? Ad una conclusione semplice.

Nella Acquedotti scpa sulla carta comandano i Comuni, il CdA è in mano ad esso, il Presidente del CdA è nominato dal Comune di Orta di Atella quindi le linee programmatiche che l’Amministratore Delegato deve perseguire le decidono i Comuni.
Sulla carta.

Ritornando all’aumento delle tariffe dovuto alla decisione della società di eliminare le fasce di consumo “minimo impegnato” questa risulta essere una decisione avallata coscientemente dalle “quote” pubbliche della Società.

Quindi delle due l’una:

  • o i Comuni, con Orta di Atella in testa, hanno ritenuto di dare queste linee programmatiche circa l’aumento delle tariffe e quindi questa è una decisione prettamente politica a cui l’Amministrazione deve dar conto e deve relazionare ai cittadini
  • o i Comuni in questa Società non contano niente quindi Acquedotti è gestita solo dalla Ottogas srl che ne decide le linee programmatiche. Allora quella che all’apparenza sembra essere una Società Mista a prevalenza di Capitale Pubblico, non è altro che un baraccone nato da un lato per mascherare l’assoluta gestione privata di un bene pubblico e dall’altro per assicurare ulteriori poltrone ai Comuni che di fatto possono contare sull’Assessorato “Acquedotti”.

Perché c’è da dire che questa società ha elargito compensi per il solo Consiglio di Amministrazione e per l’Amministratore Delegato nel 2015 per € 152.912,69 mentre nel 2014 i compensi per CdA, Management, Sindaci Revisori e Comitato Tecnico Consultivo sono stati € 237.560,00. Ora non è chiaro se nel 2015 i Sindaci Revisori e C.T.C. non hanno percepito indennizzi o semplicemente questi non sono stati pubblicati.

A questo punto la domanda è quasi scontata.

Chi ci guadagna dalla gestione del servizio da parte della Acquedotti scpa?

I cittadini certamente no, con le tariffe che in alcuni casi sfiorano i 2 €/mc e con una gestione idrica a dir poco approssimativa.

Cosa garantisce questa gestione privata che una gestione totalmente pubblica, come del resto chiesto dalla maggioranza dei cittadini italiani con un referendum, non possa garantire?

E qui la richiesta non è tecnica ma tutta politica e dalla politica, quindi dall’Amministrazione, pretendiamo una risposta.

Cosa c’è da difendere se il servizio è carente e le tariffe stellari? C’è almeno un tornaconto economico per l’Ente? O si difende solo il privilegio di qualche poltrona in più per qualche amico e qualche amico di qualche ex amico?

Noi la risposta la conosciamo, ma per una volta vorremmo che l’Amministrazione facesse il suo dovere e rispondesse a chi gli paga lo stipendio, ovvero i Cittadini.

Un ultimo e definitivo atto d’igiene politica: DIMETTETEVI

Non esiste una moralità pubblica e una moralità privata. La moralità è una sola, perbacco, e vale per tutte le manifestazioni della vita. E chi approfitta della politica per guadagnare poltrone o prebende non è un politico.
È un affarista, un disonesto.
— Sandro Pertini

Gli ultimi giorni hanno visto nuovamente Orta di Atella al centro della cronaca giudiziaria. Quello che emerge, in tutta la sua dirompente tragicità, è un disarmante degrado politico e morale, il quadro di un ceto politico ortese abituato alla commistione con zone grigie della società, se non del tutto asservito ad esse.

Fotografia che fa il paio con quella, tutta politica, che ci è stata regalata in occasione dell’ultimo NON consiglio comunale: una faida, una vergogna, uno schifo. In nome della più spudorata difesa delle rispettive posizioni e cariche abbiamo assistito ad un riprovevole balletto sulle macerie di questa città, un balletto che grida vendetta perché certifica, una volta di più, che chi amministra Orta di Atella ha perso completamente il senso della misura, della decenza, ed agisce ormai in esclusivo ossequio alle logiche della guerra tra bande. Il cittadino questo sconosciuto.

Le ultime dichiarazioni di Sergio Orsi nel processo GMC non restituiscono nessun nuovo elemento e purtroppo non rappresentano neanche minimamente il fondo che sicuramente ci dovremmo preparare a toccare nelle prossime settimane. Allo stesso tempo non ci interessa sottolineare o soffiare sul fuoco della situazione giudiziaria dei singoli, innocenti fino a prova contraria. Quello che a noi interessa è il quadro d’insieme, è l’aspetto etico, morale e dunque politico che esso ci offre.

Già sapevamo tutto, ci verrebbe da aggiungere usando una formula di pasoliniana memoria. Perché noi già sapevamo che ad Orta di Atella, da troppi anni ormai, il rispetto anche delle più elementari regole democratiche aveva ceduto il passo al saccheggio scellerato del territorio; già sapevamo che il vassallaggio verso Angelo Brancaccio, praticato senza posa da una fetta consistente della popolazione ortese, politici e non solo, era il frutto calcolato di una complicità interessata; già sapevamo che, ad Orta di Atella, un’etica sana da applicare alla politica era stata sacrificata da tempo per far posto all’uso privatistico degli spazi pubblici. Detto altrimenti, già sapevamo che la nostra cittadina è stata un’incubatrice emblematica di molti di quei mali sistemici che, molto più in generale, riguardano il “fare politica” oggi: affarismo spregiudicato, clientelismo ramificato, consociativismo conservativo. Tutto da verificare, tutto da prendere con le molle, lo abbiamo detto e lo ripetiamo, molto di quello che sta venendo in superficie non avrà neanche rilevanza penale, ma è indiscutibile che scava un solco e spinge ad assunzioni di responsabilità politiche che riteniamo che non possano più essere rifuggite.

In virtù di questa consapevolezza, il Collettivo Città Visibile chiede le immediate dimissioni di tutti coloro che, organici alla classe dirigente che ha amministrato negli ultimi decenni, ricoprono tuttora cariche politiche ed amministrative. Sulla base di responsabilità politiche incontrovertibili, al netto delle eventuali responsabilità giudiziarie, pensiamo che non sia sufficiente e anzi riduttivo chiudere il conto con vent’anni di devastazione politica e morale della nostra città con l’interdizione dai pubblici uffici di Angelo Brancaccio; noi chiediamo una sorta di interdizione volontaria per tutti coloro che hanno condiviso e alimentato quella stagione politica; per tutti coloro che per vent’anni hanno fatto in modo alternato da “servi sciocchi” a Brancaccio e oggi si nascondono dietro ad imbarazzanti distinguo e si riciclano invocando una fantomatica discontinuità amministrativa. Ma anche per quei volti nuovi che a lui debbono la loro fortuna politica e oggi si atteggiano da oppositori.

Orta di Atella non merita tutto questo fango, non merita un’amministrazione nei fatti commissariata e lo diciamo anche a chi ha gioito, tra i banchi non solo della maggioranza ma anche dell’opposizione, alla notizia del mancato scioglimento da parte del Ministero dell’Interno. Nani politici o semplicemente in malafede non vedono che Orta di Atella è commissariata di fatto; ad Orta di Atella è già impossibile fare l’ordinaria amministrazione, anche reperire la documentazione è stato un problema per l’Organo Straordinario di Liquidazione che nella nota del 2 marzo chiede una proroga al Ministero degli Interni anche in virtù di questo, perché, testualmente, “l’ente è sottoposto a varie ispezioni ministeriali”. In pratica, al Comune c’è la fila, esiste già un commissariamento oneroso dove l’unico atto politico è il pagamento degli indennizzi a fine mese.

Le dimissioni del Sindaco, del vicesindaco e della giunta, come ultimo e definitivo atto di igiene politica di chi ha calpestato qualsiasi concetto di decenza, di dignità, di etica. D’altra parte aveva ragione Borges quando diceva che “forse l’etica è una scienza scomparsa dal mondo intero. Non fa niente, dovremo inventarla un’altra volta”.

Si, dovremo inventare una nuova etica pubblica.

Noi, non voi.

Disamistade – Breve storia di un Non Consiglio Comunale

Poteva essere il Consiglio Comunale dove si discuteva del problema della raccolta rifiuti, un’occasione per spiegare, illustrare responsabilità, capire il percorso che porta un Comune a lasciare sistematicamente dei lavoratori senza stipendio e i cittadini con montagne di spazzatura sull’uscio.

Poteva essere il Consiglio Comunale per metterci la faccia di fronte alla grossolana figura politica e all’approsimativismo dirigenziale che ha portato al sequestro di due auto della Polizia Municipale perchè prive del tagliando assicurativo.

Poteva essere il Consiglio Comunale dell’orgoglio per qualcuno, dopo le dichiarazioni di Sergio Orsi il quale afferma di aver dato una tangente di € 10.000 ad un assessore di Orta di Atella perché lo favorisse negli affari.

Poteva essere il Consiglio Comunale del cambio di passo, della programmazione, dell’apertura della Casa Comunale ai Cittadini, dell’istituzione delle Commissioni Consiliari con l’apporto di Cittadini e Associazioni.

Invece è stata la solita faida.

Una lotta di potere tra un Presidente del Consiglio Comunale che non vuole mollare la poltrona e un Sindaco a cui quella poltrona serve, come gli è servita quella dell’Acquedotti scpa, per blindare un amministrazione traballante che teme l’arrivo della bufera all’orizzonte.

La solita faida, disamistade l’avrebbe chiamata De André, una lotta di poltrone tra gente ormai fuori dal mondo uno spettacolo politico degradante e autoreferenziale di chi non si rende conto che la bufera è già arrivata.

E vennero i giorni dell’abbandono!

Il Parco Commerciale “Le Fabulae” di Orta di Atella sta per chiudere.

Ricordo che si respirava un aria di festa contagiosa il giorno della sua inaugurazione, era il dicembre 2006, poco prima di natale, e una fiumana di persone accorreva da ogni luogo per poter esserci nel giorno in cui un ennesimo tempio dell’effimero apriva le sue porte ai potenziali clienti.

Quelli erano i giorni dell’abbondanza per Orta di Atella e la nascita del Parco Commerciale della famiglia Damiano rappresentava solo l’aspetto più evidente e megalomane del delirio urbanistico coevo. Era come se un’ubriacatura collettiva avesse acriticamente coinvolto la quasi totalità della popolazione ortese, come se ognuno si sentisse il dovere di investire più un soldo di speranza sul futuro certamente radioso del proprio paese. Ricordo che pochi erano le persone che muovevano delle critiche sulla bontà dell’intera operazione. C’era chi faceva notare che le strade che conducevano al Fabulae erano totalmente inadeguate per ospitare un flusso di auto che, evidentemente, si voleva ingente. Pochissimi altri, i più temerari, osavano notare che siffatto progetto non era inserito in un più ampio piano commerciale ; che esso rappresentava solo il parto più evidente di quel coacervo di vizi sistemici che andavano (e vanno ancora) dalla cementificazione selvaggia del territorio alla affarismo speculativo, dalla gestione privatistica della cosa pubblica al clientelismo consociativo ; che così come era stato concepito, aveva scarse possibilità di durare nel tempo con delle ricadute positive sull’intera comunità ortese. perché i progetti imprenditoriali manchevoli di un’anima autenticamente socializzante durano fintanto che non si esaurisce la vena speculativa che li tiene in vita. Insomma, non mancava chi rifletteva sul fatto che, senza l’adozione degli adeguati strumenti urbanistici, un’impresa privata come “Il Fabulae” era inevitabilmente destinata a rimanere una cosa fine a se stessa, figlia esclusiva, oltre che delle legittime (?) mire affaristiche della famiglia Damiano, della bulimia tutta contemporanea di erigere sempre nuovi santuari per l’individuo consumatore. Con scarse possibilità di instaurare un legame virtuoso con il tessuto connettivo del paese.

Ma erano veramente pochi questi individui, derubricati facilmente come i soliti “sfigati” che sempre e comunque devono muovere delle critiche. perché la cosa veramente importante, certa, inopinabile per il senso comune dominante, era che Orta di Atella aveva il suo “centro commerciale, il suo personale Agorà consumistico, la sua piazza liquida. Il premio meritato per una comunità ampiamente resasi complice della commistione indifferenziata tra pubblico e privato.

Come è stato il rapporto tra Orta di Atella e “Le Fabulae”?

Aldilà di ogni considerazione soggettiva, frutto delle inclinazioni culturali di ognuno e quindi di modi diversi di interpretare le cose, credo si possa dire in maniera abbastanza oggettiva che, conclusosi il periodo di sbornia iniziale, rappresentato per la cittadinanza ortese dall’elemento “novità”, il Parco Commerciale ha instaurato con il paese un rapporto tutt’altro che dinamico, finendo per rimanere nella sostanza un corpo esterno ed estraneo. La colpa è da ascriversi certamente alla gestione dei proprietari, dimostratosi poco attrattivi come gestori di un centro commerciale il quale, proprio dell’attrazione continua di interessi economici diversificati e dal legame forte da stringersi con il milieu urbano circostante, deve fare i suoi fulcri vitali. D’altro canto, la famiglia Damiano, nel giro relativamente breve di pochi anni, da leader nazionale nel campo dell’elettronica di consumo, telefonia ed elettrodomestici (per la cronaca, si ricordi solo che il marchio Eldo era arrivato a dare il nome alla squadra di basket di Napoli militante in A1, e che il suo amministratore delegato, Onorato Damiano, si meritò un servizio dedicato sulle pagine economiche di “Repubblica”) ha visto progressivamente sgretolarsi la sua aurea attività.

Ma la colpa è anche di chi ha gestito la politica ad Orta di Atella negli ultimi decenni, incapaci di connettere la nascita di “Fabulae” all’interno di un più articolato piano commerciale teso, per esempio, al coinvolgimento fattivo di quanti più soggetti dell’imprenditoria commerciale del paese. Indifferenti, perché affatto lungimiranti evidentemente, all’evenienza concreta di ritrovarsi con un gigante di cartapesta in mezzo ad un deserto produttivo (e il vasto parcheggio che circonda il Parco Commerciale, sempre sgombro di auto, si presta benissimo a questa immagine). Si sono solo preoccupati di favorire espropri di terreni e di dare concessioni di comodo. Comportandosi, come quasi sempre, da soggetti privati quanto sono delle entità pubbliche.

“Le Fabulae” sta per chiudere si diceva all’inizio, la Conad, specialista nel comparto alimentare, è stato l’ultimo esercizio commerciale ad andarsene, in precedenza, l’uno dopo l’altro, tutti i negozi hanno dovuto abbassare la serrande. I motivi sono stati diversi, il principale si riferisce ai costi di gestione troppo elevati, sproporzionati rispetto al flusso di persone che di media visitano quotidianamente “Il Fabulae”, poi, la mancanza di quelle attività ludiche suscettibili di tenere viva l’attenzione intorno al centro commerciale, quindi la scarsa propensione dei proprietari ad investire nei fisiologici rinnovamenti della struttura.

Ma non è del tutto corretto dire che “Le Fabulae” chiude, perché esso risorgerà sotto altre forme. Una mega palestra dovrebbe essere ospitata al suo interno, si parla poi di un centro estetico, di piscine (?), si vocifera che sarà preso in gestione da una società milanese con il compito di rilanciarne le sorti. Insomma, le cosiddette voci di popolo si rincorrono per nutrire congetture di vario genere. Ma di questa storia rimangono i fatti, che sono come dei macigni quando sono ragionevolmente argomentati. Un fatto è che se il Fabulae doveva rappresentare la pietra angolare di un più ampio sviluppo commerciale del paese, esso ha fallito su tutta la linea. Un altro fatto è che la chiusura del Conad, l’esercizio commerciale che funzionava di più e meglio data la comodità degli orari che praticava, ha comportato il licenziamento immediato di oltre 120 lavoratori. Un altro fatto ancora e la totale latitanza della politica in questa storia. Gli amministratori ortesi, di ieri e di oggi (che poi è la stessa cosa), mai si sono preoccupati di valutare lo stato di salute del Parco Commerciale, assistendo indifferenti al suo progressivo decadimento. Ne tanto meno si sono posti il problema di concertare una soluzione fattibile per evitare che circa settanta famiglie rimanessero senza uno stipendio su cui poter contare. Poco si poteva fare probabilmente, ma mostrarsi indifferenti verso ciò che ti succede dentro casa significa palesare poco interesse proprio verso ciò che ti dovrebbe principalmente, civilmente e doverosamente, interessare.

Dopo i giorni dell’abbondanza vennero quelli dell’abbandono, è la storia politico amministrativa di Orta di Atella degli ultimi due decenni almeno : indifferenza pubblica e interessi privati come facce di una stessa medaglia. E la nascita e decadenza del Parco Commerciale “Le Fabulae” ne rappresenta uno specchio fedele. Solo uno però.