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Orta non è una discarica!

Orta ad oggi è un paese costellato da piccole e grandi discariche; suoli dove viene sversato e a volte bruciato di tutto, soprattutto scarti di lavorazione industriale, pellami e amianto. I componenti del Collettivo “Città Visibile”, già prima che questo nascesse, a vario titolo hanno intrapreso una lotta ferrea contro lo sversamento ed i roghi di rifiuti tossici industriali. Lo hanno fatto riuniti in Associazioni come il Laboratorio di Idee “Massimo Stanzione” e, a titolo personale, nei vari comitati che nell’Agro Atellano si sono costituiti per combattere il fenomeno.

Da sempre la prima preoccupazione di chi conosce il fenomeno degli sversamenti e dei roghi è stata quello di mappare il territorio.

Tuttavia, prima di capire “dove” sono i luoghi oggetti di questa pratica, la frequenza degli incendi, il tipo di materiale presente e il suo grado di nocività, di conoscere il nemico, di studiare e capire il fenomeno, il muro più duro da abbattere è stato trovato in seno alle amministrazioni locali. Nessuna amministrazione nel territorio atellano, infatti, ha mai voluto farsi carico dell’onere di mappare ciò che viene sversato nel proprio territorio. C’è stata quasi sempre una corsa a minimizzare o addirittura a negare il problema, pur di avere alibi per non affrontarlo.

Una delle poche cose decenti che è riuscito a fare il Governo Regionale di Caldoro, sotto la spinta del Coordinamento Comitati Fuochi, è stata la legge 20 dove, tra le disposizioni urgenti, indica ai comuni l’istituzione del registro delle aree interessate da abbandono e rogo di rifiuti, finalizzato ad assicurare una maggiore tutela della salute dei residenti e del patrimonio ambientale e paesaggistico. Il Comune di Orta di Atella, dobbiamo darne atto, seguendo i dettami della Legge Regionale 20/2013, ha messo mano a questo registro.

Tuttavia, la cosa che salta maggiormente agli occhi, è la mancanza nell’ultimo censimento relativo al II semestre 2015 dell’area Eurocompost, area che compare nel censimento precedente relativo al I e II semestre 2013 (dove, nelle note, si evidenzia un ordinanza di sequestro) per poi sparire magicamente. Vogliamo ricordare che l’area è ancora oggi una vera e propria bomba ecologica piazzata a poche centinaia di metri dalle abitazioni e riteniamo assolutamente d’obbligo intervenire con la massima urgenza. Le ordinanze di sequestro in caso di pericolo per la popolazione non liberano l’amministrazione dalle responsabilita. Inoltre, mancano nel registro la località Santo Stefano e la località Cinquevie, dove si segnala una massiccia presenza di amianto.

Ovviamente, non c’è stato un vero lavoro sul campo da parte dell’amministrazione, ma più un collage di vecchie e nuove segnalazioni. Il lavoro sul campo è toccato al nostro Collettivo e noi certamente non ci siamo tirati indietro; d’altronde, non abbiamo fatto altro che continuare a fare quello che facciamo da anni: DENUNCIARE! Oltre alla denuncia però, abbiamo indicato anche da dove attingere per recuperare i fondi messi a disposizione per la Terra dei Fuochi, fondi a cui altri Comuni hanno già attinto. Così, con protocollo 15788 del 29/12/2015 abbiamo documentato le nostre osservazioni per il Registro delle Aree Abbandonate interessate a sversamenti di rifiuti e roghi.

Ci corre l’obbligo morale sottolineare come il problema degli sversamenti sia latitato dall’agenda istituzionale delle ultime amministrazioni, l’Assessorato all’Ambiente si è smosso in rari casi e solo sotto forti spinte da parte di Comitati e Associazioni, non c’è stata mai volontà di affrontare la cosa in modo strutturale anzi a tratti l’attivismo ambientalista è stato più volte diffamato e osteggiato. Da sottolineare che la quasi totalità delle aree censite sono pubbliche, elemento importante in quanto evidenzia la totale responsabilità delle passate amministrazioni, le quali sono state manchevoli ed omissive nella misura in cui hanno consentito che le stesse fossero totalmente abbandonate e continuamente attenzionate da sversamenti. Noi ribadiamo che la prevenzione è importante in quanto in termini di spesa può far risparmiare tanto denaro alle casse pubbliche: ripulire sia l’area PIP che Giardino Ciardulli ha avuto un costo notevole per la comunità, tra l’altro, zone tutto’oggi ancora abbandonate, mai rifunzionalizzate e controllate.

Pensiamo che la legge Regionale 20/2013, nei suoi grandi limiti, offra una possibilità di azione alle amministrazioni, mettendo a disposizione anche dei fondi per l’emergenza. Inutile dire che noi continueremo a vigilare anche sul modo in cui eventualmente verranno usati questi fondi; ma ripeteremo fino alla nausea che, se queste aree non saranno rifunzionalizzate, avranno ancora un futuro da discarica abusiva, come nel caso dell’Area PIP, ripulita dopo insistenti denunce e servizi televisivi che ne hanno documentato il degrado.

Ricapitolando, di queste piccole e grandi discariche ne abbiamo capito la collocazione, abbiamo indicato la tipologia dei rifiuti presenti e indicato i modi per accedere ai fondi per iniziare le bonifiche.

Manca solo la volontà politica: su questo possiamo fare ancora poco. Per ora.

Breve ma accorata lettera agli ortesi

Quante ve ne hanno dette, e quante ve ne hanno fatte!

La storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa. Orta fa eccezione. Vi hanno spiegato che la Storia si ripete ogni volta come fosse la prima, in un’eterna coazione a ripetere.

Quante ve ne hanno dette.

Vi hanno raccontato della capacità che avevano di trasformare in oro qualunque cosa toccassero, novelli Re Mida.

Ma a Orta l’oro è cemento armato e può capitare di girare nelle nuove strade della nuova città senza vedere la luce del sole.

Vi hanno raccontato della Primavera ortese, ma Orta non è Praga e la primavera è diventata un lungo inverno bulgaro. Vi hanno raccontato che ognuno avrebbe pensato con la propria testa ma invece è tutto un pullulare di vassalli e cortigiani.

Vi hanno raccontato la favola dello sviluppo, della crescita per tutti, vi hanno raccontato di cinema e teatri, del Polo Scolastico ma poi si sono ingrossate la pancia e le tasche degli amici degli amici, e la favola è diventata un’incubo.

Ve ne hanno raccontate tante.

Ma ve ne racconteranno ancora.

Vi racconteranno che questa volta sì, è la volta buona. Che le sorti della vostra città saranno magnifiche e progressive; che tutti avranno modo di investire i loro risparmi nel furore dell’età dell’oro ortese… ah… no, anche questo ve lo hanno già raccontato.

Vi racconteranno allora che non c’è più la destra, e soprattutto che non c’è più la sinistra; che non c’è più bisogno delle ideologie perché tutti insieme ce la possiamo fare, ma sono gli stessi che vi chiederanno di scordarvi del passato perché, si sa, il passato è una terra straniera.

Verranno a chiedervi del vostro amore.

Rispondetegli che si chiama LIBERTÀ.

Orta di Atella: un paese senza Capodanno

Orta di Atella non avrà il suo Capodanno.

E non per colpa dei mille problemi che la attanagliano. Non per la ribalta mediatica che l’ha vista quest’anno sulle reti nazionali dall’Assenteismo dei Dipendenti Comunali alla Mensa Fantasma, non per la raccolta rifiuti che si blocca puntualmente nei periodi di maggiore criticità, né tantomeno per i bambini che non hanno una scuola e sono costretti a frequentare da accampati il Centro Pastorale.

Non sarà Capodanno non perché dei milioni di euro stanziati per il Polo Scolastico e il rifiacimento delle strutture esistenti non si ha più notizia.

Ad Orta non sarà Capodanno perché non ci sarà discontinuità nella linea politica che l’ha accompagnata negli ultimi decenni. Nessun consuntivo da fare quindi, semplicemente perché la partita non è chiusa, è sempre la vecchia gestione che ha dato una mano di intonaco alla facciata.

Che sia chiaro, noi non abbiamo niente contro questa amministrazione, da quando è stata eletta ha messo in campo la migliore politica del territorio degli ultimi decenni: “l’immobilismo”.

Erano anni che un’amministrazione non faceva così pochi danni. Erano anni che a 6/7 mesi dalla proclamazione (quanto tempo è passato? Sembra una vita) nessuno avesse qualcosa di importante da recriminare al Sindaco.

Una linea piatta dopo decenni in cui la curva del buon governo era stata abbondantemente sotto lo zero, è comunque un buon risultato.

Niente! Nemmeno una cosa!

E di questo vogliamo essere grati al Sindaco. Giusto il bilancio (che era atto dovuto), neanche l’ombra di una maggioranza e una minoranza politica, la giunta tecnica nominata e dimissionata e poi il vuoto.

Ora però nel ringraziare il Sindaco Mozzillo per i servizi offerti alla comunità, nel ribadire che ad oggi è stato il miglior Sindaco di Orta di Atella degli ultimi 30 anni gli chiediamo la cortesia di farsi da parte, perché apprezziamo lo sforzo che ci mette nel non fare danni ma Orta di Atella dopo la “politica del fare” di brancacciana memoria, dopo la sua “politica del non fare” ha bisogno della “politica che fa altro” rispetto a quello fatto finora, e lui questa politica non la può fare e non è in condizione di farla.

Non la può fare perché oltre ad essere il miglior Sindaco degli ultimi 30 anni è stato anche tra i peggiori Assessori all’Urbanistica della storia di Orta di Atella, perché è ricattato politicamente dalla propria maggioranza ma soprattutto perché semplicemente non ha nessun interesse a farlo.

Bisogna azzerare tutto, avere il coraggio di aprire il vaso di Pandora e guardarci dentro senza paura dei demoni del passato che ne potrebbero uscire ma soprattutto perché chi crea danni è il meno indicato a risolverli e certamente non processa se stesso o le esperienze amministrative del passato dove comunque è stato protagonista.

Qualcuno potrà dirci che le persone cambiano e soprattutto che è legittimo cambiare idea, d’altronde guardando al recente passato la più aspra opposizione a Brancaccio è stata fatta da chi a Brancaccio deve molto del proprio percorso politico. Offriamo quindi un’ancora al Sindaco, un’occasione per redimersi. Sospenda il Piano Urbanistico, oggetto di interpretazioni ambigue da parte del TAR; si faccia ricordare come il Sindaco che ha rimesso tutta la posta nel piatto e ha rimescolato le carte, come l’uomo che ha preso il PUC e l’ha stracciato, per mettere mano a un nuovo Piano Urbanistico Comunale improntato sul Bene Comune e i Servizi, concertato con i cittadini che punti al superamento della politica del Cemento e che si ponga lontano da qualsiasi sospetto di conflitto di Interesse.

Signor Sindaco regali un Capodanno al suo paese, regali un Anno Zero da cui ripartire, perché altrimenti Orta non ha niente da festeggiare e soprattutto non ha un nuovo anno da cominciare se quello che viene è accompagnato dallo stesso torpore di quello che è passato.

La Peste ad Orta di Atella

Pubblichiamo un estratto de La Peste in cui si parla di Orta di Atella. Il libro, scritto nel 2010 per Rizzoli da Tommaso Sodano, ex presidente della Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato, con il giornalista Nello Trocchia, sarà il pretesto per parlare di rifiuti, politica e camorra domani, venerdì 11 dicembre alle 18.30, con l’autore Tommaso Sodano, Stefano Tonziello, Giovanni Salomone e Mario De Michele.

Gli Orsi prima si iscrivono ad Alleanza Nazionale, poi a Forza Italia, infine passano nei Democratici di Sinistra nel 2005, sezione di Orta di Atella. Il ras in quel comune è Angelo Brancaccio. Viene arrestato nel maggio 2007 per la gestione del Comune che aveva guidato per due consiliature (1996-2006); gli contestano, tra gli altri, il reato di corruzione e nel luglio 2009 arriva anche il rinvio a giudizio.

Nel 2001 fu il sindaco più votato d’Italia con il 92 per cento di voti. Nel 2005 fa il salto e diventa consigliere regionale per i Ds, lasciando lo scettro del Comune a un suo fidato sodale, prima che l’ente cada sotto la scure dello scioglimento per infiltrazioni mafiose nel luglio 2008.

Nel decreto di scioglimento vengono censurate le mirabolanti performance di una società di rifiuti e il ruolo di ras esercitato proprio dal Brancaccio: «La Commissione di accesso evidenzia al riguardo che il suddetto amministratore, che ha avuto un ruolo di primo piano nella costituzione di una società multiservizi a capitale misto pubblico-privato, nei confronti della quale sono state evidenziate numerose irregolarità o collegamenti con ambienti controindicati, continua ad avere un’influenza rilevante nella gestione politica dell’ente».

Brancaccio, solo dopo l’arresto, viene scaricato dai Ds, e passa nell’Udeur di Mastella; da consigliere regionale uscente ha deciso di non ricandidarsi. È tornato a casa. Ma non per curarsi della famiglia: fa nuovamente il sindaco a Orta di Atella, eletto nel marzo 2010. E siccome un solo incarico non bastava, è anche consigliere provinciale per l’Udeur e sostiene con i voti e la campagna elettorale il nuovo corso del presidente Domenico Zinzi. Anche Brancaccio appoggia la coalizione che si ispira al rinnovamento e alla nuova Campania.

Alla fine, però, cambia idea. E almeno in consiglio provinciale decide di passare all’opposizione per l’assenza di assessori dell’Udeur nella nuova giunta, targata centrodestra. […]

Pretesti per parlarne: rifiuti, politica, camorra

Si terrà venerdì 11 Dicembre alle ore 18:30 presso il Caffè Mozzillo in P.zza Virgilio a Casapozzano, borgo di Orta di Atella, l’incontro/dibattito Rifiuti, Politica, Camorra, promosso dal Collettivo Politico-Culturale Città Visibile all’interno della Rassegna Pretesti per parlarne.

Il primo pretesto sarà il libro La Peste scritto da Tommaso Sodano con il giornalista de Il Fatto Quotidiano Nello Trocchia, libro che ha dato un contributo enorme nel dibattito attorno al Sistema Rifiuti in Campania che, edito da Rizzoli nel 2010, a 5 anni dall’uscita risulta ancora attualissimo.

La questione dei rifiuti è il secondo terremoto che ha sconvolto la Campania. Di più, è una peste che da camorristi e faccendieri si è estesa a carabinieri, poliziotti, amministratori, politici, industriali. Se la peste ha coinvolto Stato e antistato, maggioranza e opposizione, guardie e ladri, il motivo è che ognuno ha avuto un pezzo di torta da spartire. Dal 2002, con una denuncia sugli appalti dell’inceneritore di Acerra, Tommaso Sodano combatte in prima linea un cancro che si è esteso anche alla politica nazionale. In questo libro, con l’aiuto del giornalista Nello Trocchia, fa luce su fatti e protagonisti: una mafia che si fa imprenditrice, industrie che prima scaricano rifiuti tossici e poi ottengono l’appalto della bonifica, una politica corrotta e onnipotente.

Saranno presenti all’incontro l’autore, Tommaso Sodano, il referente del tavolo tecnico/scientifico dei Comitati che in Terra dei Fuochi lottano contro il Biocidio, nonché esperto del sistema di gestione dei rifiuti Stefano Tonziello e Giovanni Salomone del Collettivo Città Visibile con la moderazione del Direttore di CampaniaNotizie.com Mario de Michele.

Una scelta non causale quella degli organizzatori nel partire da La Peste per andare a scandagliare le relazioni che tengono in piedi questo circuito infernale in un territorio come quello di Orta di Atella che ha legato, suo malgrado, le sue vicende politiche e amministrative a quello del malaffare della gestione della monnezza, una situazione quella ortese d’altronde ampiamente trattata dagli autori nel libro a cui la magistratura sta ancora lavorando per fare chiarezza.

Se questa è una scuola

Di quanto si è costruito negli ultimi 20 anni ad Orta di Atella non si capisce come, con tutti gli oneri di urbanizzazione introitati dal Comune (?) e i fondi da anni stanziati il nostro paese non si sia potuto permettere una cittadella scolastica a modello scandinavo e molti cittadini siano costretti a far frequentare i loro figli in aule che ricordano le tendopoli post-terremoto a L’Aquila.

Perché quello che stanno vivendo molti bambini ortesi “sbarcati” al Centro Pastorale è la dimostrazione eclatante di come gli amministratori, negli ultimi anni, abbiano abdicato al ruolo dello Stato quale garante dell’educazione e della formazione, ma sopratutto di come si sia ritenuto superfluo “pensare” e “progettare” strutture che riuscissero a far fronte all’impennata demografica subita dal nostro Comune.

L’imperativo è stato “Costruire! Costruire! Costruire!” in nome di uno sviluppo che non è mai stato strutturale, in nome di una speculazione edilizia che è stata evidente, in nome di enormi disagi che vanno dalla mancanza di infrastrutture secondarie alla viabilità, ma mai in nome del Bene Comune.

E questa mancanza di persecuzione del Bene Comune non è un retaggio del passato, è rappresentato da scelte politiche che sono recenti e addirittura difese dall’attuale amministrazione, in ordine di tempo è impossibile non citare la sentenza del TAR sul Piano Urbanistico Comunale.

Tralasciando gli aspetti tecnici, che neanche la sentenza ha voluto affrontare, viene acclarato dai giudici amministrativi un dato politico eclatante,  che ci sono stati amministratori che col pretesto del risanamento urbanistico hanno lavorato non per il bene della Comunità ma per l’interesse proprio o di familiari a loro affini, amministratori, alcuni dei quali, ancora in carica.

Ed è paradossale che siano decenni che gli interessi degli amministratori cozzino sempre con quelli dei cittadini e che il loro operare sia sempre sintomo di “affari loro” da tutelare.

La percezione che la cittadinanza ha dall’amministrare è quella di un enorme conflitto di interessi che pervade la cosa pubblica, una sensazione che è diffusa anche se ancora non è ammessa da tutti che solo qualche cieco non riesce a decifrare.

Tra i ciechi si può certamente annoverare il vicesindaco Massimo Golino che, con le sue dichiarazioni (l’intervista integrale è su Caserta Focus) più che venire da Marcianise fa pensare che provenga da Marte: meno di un mese fa, in un’intervista a proposito del nostro paese, lo definiva: «un Comune che ha fatto leggere una crescita economica apprezzabile, articolata attraverso una politica di sviluppo urbano che ha consentito a tanti cittadini di capitalizzare le proprie risorse e a tante altre persone di scegliere di vivere ad Orta di Atella».

Ora, è ovvio che le dichiarazioni del vicesindaco non hanno creato nessun sussulto in quanto sembra essere abbastanza chiaro che l’esecutivo dell’amministrazione Mozzillo vale quanto il due di coppe quando la briscola è a bastoni, ma una reazione spontanea io l’ho avuta e una domanda al vicesindaco l’avrei voluta fare: Quali cittadini hanno capitalizzato da questa colata di cemento? E quelle persone che hanno scelto di vivere ad Orta di Atella scoprendo che neanche una strada senza fossi avrebbero avuto nel raggio di due km oggi rifarebbero quella scelta?

Ma è inutile chiedere ai marziani, come è inutile sperare che l’amministrazione si ponga seriamente il problema di continuare ad usare il Centro Pastorale come succursale scolastica perché, parliamoci chiaro: va bene essere legati alle tradizioni e va bene preservare lo spirito del Presepe, ma chiedere ai nostri figli di vivere in una grotta mi sembra esagerato.

Fotografia di Salvatore Pasovino D’Ambrosio

La coperta corta

Possiamo scegliere quello che vogliamo seminare, ma siamo obbligati a mietere quello che abbiamo piantato.
— Antico Proverbio Cinese

Per l’amministrazione Mozzillo è arrivato il momento della mietitura: quello che raccoglieranno però non è quello che hanno seminato ma ciò che, ad ogni modo, hanno contribuito a piantare.

Il dubbio: aspettare il decreto di scioglimento del Consiglio Comunale, che sancirebbe la fine politica di molti dell’attuale amministrazione oppure dimettersi a cinque mesi dalle elezioni, dando nei fatti ragione a chi, fin dall’inizio, aveva denunciato la natura “carnevalesca” dell’ultima tornata elettorale? E attorno a questa coperta che si fa sempre più corta assistiamo, in seno alla maggioranza, ad un teatrino imbarazzante di vecchia politica: tutti contro tutti per cercare di uscire quanto più puliti possibile dalla valanga di fango che sta per essere versata su Orta di Atella.

Un vero e proprio ceto politico tra le mura di viale Petrarca che, evidentemente, non considera  la memoria storica di una popolazione che non può più fingere di non sapere da chi è stata amministrata negli ultimi venti anni e che deve riconoscere dietro le nuove facce pulite le ombre dei vecchi portatori di voti: realmente questi signori credono di potersi riciclare come novelle vergini invocando, ancora una volta, la scelta del meno peggio?

Sappiamo benissimo quali sono le responsabilità di chi ha amministrato il nostro paese, ma non si può far passare che il tutto sia opera di un uomo solo al comando: c’è un’intera classe politica, tutta rappresentata con volti vecchi e nuovi, nelle liste del sindaco Mozzillo, che ha pari responsabilità; ci sono persone che pur stando fuori dagli organi di governo hanno dettato tempi e modi, condizionato decisioni ed affari e che, oggi, non si possono spacciare come “il meno peggio”.

Di “meno peggio” il nostro paese è morto ed è triste che questo non sia stato capito nemmeno dagli esponenti del Movimento 5 Stelle che, trascinati in una guerra tribale, si sono disintegrati in bande che rievocano la Prima Repubblica.

Sono partigiano, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo.
— Antonio Gramsci

Non si può restare indifferenti in questa fase storica, per dirla con Antonio Gramsci.. Bisogna essere in grado di scindere i fatti dalle opinioni e tenere a mente il passato per costruire il futuro. Il Collettivo “Città Visibile” ha scelto di stare dalla parte del nostro paese, delle sue esigenze e di quelle dei suoi cittadini. Ha scelto di spiegare e denunciare quello che accade ora che la nave del potere sta affondando e, come dice lo scrittore, i topi ballano e cercano di salvarsi dal naufragio.

Verrà il tempo della proposta, non ci sottrarremo. Siamo nati per questo. Ma oggi occorre chiarezza ed è simbolico che la chiarezza, nel quadro politico di Orta, la si debba attendere dalla Commissione d’Accesso e dall’Organo Straordinario di Liquidazione. E noi l’attendiamo, non per vendetta e nemmeno per ritorsione.

Perché è venuto il momento di riprendere in mano il telaio del futuro e, sebbene si tratterà di una tessitura lenta e complessa, le forze sane e democratiche di Orta di Atella sono chiamate a assumersi la responsabilità del cambiamento. Non ci sono alternative.

Il futuro è qui.