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[VIDEO] Eurocompost: una bomba ecologica sulle nostre teste

Sabato 17 Novembre su Rai 1 nella rubrica TV Sette Vincenzo Tosti, attivista del Collettivo Città Visibile, portavoce della Rete di Cittadinanza e di Comunità e Capogruppo di “Costruire Alternative” per spiegare cos’è Terra dei Fuochi porta le telecamere della Rai all’Eurocompost, ad Orta di Atella.

L’azienda, costruita nel 1998 attingendo ai fondi europei, doveva produrre compost azotato biologico, tramite un processo di disidratazione e trasformazione aerobica delle biomasse, da sempre, ha prodotto miasmi che hanno ammorbano l’aria di tutto l’Agro Atellano,mentre il compost prodotto risultava nocivo. Per i motivi anzi detti, le proteste e le segnalazioni aumentano portando nel 2008, ad un’ordinanza sindacale, che ne stabilisce la chiusura a cavallo dei primi mesi del 2009.

La questione di mettere in sicurezza l’intero opificio della società Eurocompost, non è stata mai realizzata anzi l’Azienda fu abbandonata e sistematicamente venne per anni devastata dalla microcriminalità locale, che l’ha spogliata di macchinari e suppellettili delle strutture interne, ed esterne, trasformandosi in un ricettacolo di auto rubate e di continui roghi tossici, dei quali il più nocivo è avvenuto nell’agosto 2013, procurando devastanti danni all’ambiente e alla salute dei cittadini, oltre a produrre una nube tossica che si è riversata su di un territorio già devastato .

Oggi Eurocompost è quello che vedete in questo servizio. Un’attentato alla nostra salute

La messa in sicurezza di quel sito deve essere una priorità, non esiste politica ambientale che non parta dalla bonifica di quei luoghi.

Su questo punto all’indomani dell’insediamento della Giunta Villano avevamo dato mandato ai nostri Consiglieri Comunali Vincenzo Tosti e Marilena Belardo di farsi portavoce di una linea di azione da provare a seguire sul quel sito, il nostro Capogruppo in pieno Agosto in un incontro con alcuni Assessori ha proposto di pianificare una serie di interventi per fare due cose utili: bonificare il sito e fare dell’Eurocompost l’Isola Ecologica di cui Orta aveva bisogno.

Ritenevamo e riteniamo ancora che combinando i vari fondi a cui era possibile attingere, con una strategia che tenesse conto della natura privata del bene, si sarebbero potuto mettere in atto due opere per troppo tempo considerate impossibili.

L’Amministrazione Villano invece ha ritenuto fare altre scelte, localizzando l’Isola Ecologica nell’Area di quello che fu e non sappiamo se ancora sarà il Consorzio Moda. Bene, scelta legittima ma senza dimenticare che Eurocompost rimane là, una bomba ecologica sulle nostre teste, una faccenda aperta da troppo tempo a cui bisogna mettere un punto. Quanto prima.

Una responsabilità che facciamo pesare maggiormente al Sindaco Villano non solo perché oggi ha tenuto per se la delega all’Ambiente ma perché era titolare della stessa delega anche con l’Amministrazione Mozzillo.

Sono anni che il Sindaco Villano si occupa di Ambiente ad Orta di Atella, anche se in realtà quasi nessuno se ne era accorto.

“Solo un Prete” – La Storia di Don Peppe Diana Venerdì 19 Ottobre

Se ti raccontassi la storia di un amico che non ha mai svolta attività di anticamorra, che non ha mai scritto, di pugno suo, quel famoso documento di cui tanto si è parlato; se ti raccontassi che non è stato altro che un prete di paese …

Scritto a quattro mani, nella forma di un racconto/intervista, “Solo un prete” di Giuseppe Sagliano e Luigi Intelligenza si presenta come un tentativo di fare chiarezza sulla figura e la storia del prete di Casal di Principe don Giuseppe Diana, ucciso il 19 marzo del ’94 nella sua chiesa mentre si accingeva a celebrare messa. Un qualcosa dunque che finora mancava nella nostra pubblicistica locale e nazionale: di articoli di giornali, come anche di libri, sulla figura del prete anticamorra, ne sono stati scritti tanti e diversi, dalla sua storia è stato ricavato anche uno sceneggiato televisivo con importanti personaggi del mondo dello spettacolo.

I primi due libri: uno ancora nel ’94 curato da Goffredo Fofi, “Per amore del mio popolo. Don Peppino Diana vittima della camorra” (Tullio Pironti ed.); l’altro, solo l’anno dopo, Nel solco della speranza (a cura di F. Angelino e E. Rascato Editrice Redenzione). Mentre il primo testo era frutto immediato di un gruppo di intellettuali, tra loro anche mons. Nogaro vescovo di Caserta, che accentuava la lettura socio-politica del prete assassinato dalla camorra, l’altro testo nasceva in ambito prettamente ecclesiale della diocesi aversana e conteneva i ricordi personali di coloro che lo avevano conosciuto da vicino.

Sono questi i due filoni sui quali si è mossa la memoria pubblica di don Peppe Diana: esaltazione della figura di prete anticamorra impegnato nel sociale fino a farne un agitatore politico, lettura intimistica di un prete nella sua attività pastorale.

“Solo un prete” va al di là di questi due estremi e al di fuori di stereotipi precostituiti cerca la figura autentica di don Peppe Diana con gli occhi dolenti di chi lo ha conosciuto di persona e ancora oggi non si rassegna alla sua perdita:

La natura di don Peppino Diana era quella di uomo di chiesa, di uomo e sacerdote imprescindibili l’una dall’altra, di guida spirituale, di insegnante, di capo scout. Don Peppino Diana esprimeva il proprio pensiero da intellettuale attraverso la parola del vangelo, lo faceva con facilità, perché nella parola di Dio cercava conforto, cercava spiegazioni, offriva soluzioni

Precisare che don Peppe non era in primo luogo un prete anticamorra, ma solo un prete e se si vuole un intellettuale, significa sminuirne la figura?

E perché questa lettura arriva solo ora ad un quarto di secolo dalla sua morte dopo che mass media, giornali, cinema e quant’altro, ne hanno fatto un’icona pubblica della lotta alla criminalità organizzata?

Questi, insieme a tanti altri, gli interrogativi ai quali saranno chiamati a rispondere gli autori del libro.

L’incontro vedrà, dopo i saluti delle autorità, gli autori direttamente in dialogo con i cittadini, il tutto coordinato dal prof. Luigi Mozzillo e promosso dal Centro Studi Massimo Stanzione di Orta di Atella in collaborazione con le associazioni locali Archeoclub di Atella e Città Visibile.

La coperta corta

Possiamo scegliere quello che vogliamo seminare, ma siamo obbligati a mietere quello che abbiamo piantato.
— Antico Proverbio Cinese

Per l’amministrazione Mozzillo è arrivato il momento della mietitura: quello che raccoglieranno però non è quello che hanno seminato ma ciò che, ad ogni modo, hanno contribuito a piantare.

Il dubbio: aspettare il decreto di scioglimento del Consiglio Comunale, che sancirebbe la fine politica di molti dell’attuale amministrazione oppure dimettersi a cinque mesi dalle elezioni, dando nei fatti ragione a chi, fin dall’inizio, aveva denunciato la natura “carnevalesca” dell’ultima tornata elettorale? E attorno a questa coperta che si fa sempre più corta assistiamo, in seno alla maggioranza, ad un teatrino imbarazzante di vecchia politica: tutti contro tutti per cercare di uscire quanto più puliti possibile dalla valanga di fango che sta per essere versata su Orta di Atella.

Un vero e proprio ceto politico tra le mura di viale Petrarca che, evidentemente, non considera  la memoria storica di una popolazione che non può più fingere di non sapere da chi è stata amministrata negli ultimi venti anni e che deve riconoscere dietro le nuove facce pulite le ombre dei vecchi portatori di voti: realmente questi signori credono di potersi riciclare come novelle vergini invocando, ancora una volta, la scelta del meno peggio?

Sappiamo benissimo quali sono le responsabilità di chi ha amministrato il nostro paese, ma non si può far passare che il tutto sia opera di un uomo solo al comando: c’è un’intera classe politica, tutta rappresentata con volti vecchi e nuovi, nelle liste del sindaco Mozzillo, che ha pari responsabilità; ci sono persone che pur stando fuori dagli organi di governo hanno dettato tempi e modi, condizionato decisioni ed affari e che, oggi, non si possono spacciare come “il meno peggio”.

Di “meno peggio” il nostro paese è morto ed è triste che questo non sia stato capito nemmeno dagli esponenti del Movimento 5 Stelle che, trascinati in una guerra tribale, si sono disintegrati in bande che rievocano la Prima Repubblica.

Sono partigiano, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo.
— Antonio Gramsci

Non si può restare indifferenti in questa fase storica, per dirla con Antonio Gramsci.. Bisogna essere in grado di scindere i fatti dalle opinioni e tenere a mente il passato per costruire il futuro. Il Collettivo “Città Visibile” ha scelto di stare dalla parte del nostro paese, delle sue esigenze e di quelle dei suoi cittadini. Ha scelto di spiegare e denunciare quello che accade ora che la nave del potere sta affondando e, come dice lo scrittore, i topi ballano e cercano di salvarsi dal naufragio.

Verrà il tempo della proposta, non ci sottrarremo. Siamo nati per questo. Ma oggi occorre chiarezza ed è simbolico che la chiarezza, nel quadro politico di Orta, la si debba attendere dalla Commissione d’Accesso e dall’Organo Straordinario di Liquidazione. E noi l’attendiamo, non per vendetta e nemmeno per ritorsione.

Perché è venuto il momento di riprendere in mano il telaio del futuro e, sebbene si tratterà di una tessitura lenta e complessa, le forze sane e democratiche di Orta di Atella sono chiamate a assumersi la responsabilità del cambiamento. Non ci sono alternative.

Il futuro è qui.