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“Tutte le promesse” – Una storia apocrifa al Collettivo Città Visibile

Un importante appuntamento per il collettivo Città Visibile che ospiterà nella sede di piazza Pertini la presentazione del libro di Raffaele Mozzillo “Tutte le promesse – una storia apocrifa”. L’incontro è previsto per le 10:30. Oltre all’autore interverranno Stefano Mormile, del collettivo Città Visibile, Giuseppe D’Antonio, editore, ed Ernesto Rascato, storico libraio della Libreria Quarto Stato di Aversa e candidato al Senato della Repubblica nelle file di Potere al Popolo, progetto politico sposato anche dal collettivo ortese.

Il libro di Mozzillo è di una potenza straordinaria e crea subito una forte empatia tra il protagonista e il lettore. L’adolescenza vissuta da Lello in “uno di quei paesi stretti tra la città e l’Asse di Supporto Nola-Villa Literno, monumentale infrastruttura, nata con la legge del post terremoto per collegare con una strada a scorrimento veloce i comuni dell’area a nord di Napoli e quelli dell’Agro Aversano con la rete autostradale”.

In perfetto “stile” Città Visibile sarà anche l’occasione per discutere di quel paesino, delle trasformazioni che ha subito nel corso degli anni, dei suoi problemi, delle soluzioni da proporre. Il libro rappresenterà ancora una volta il pretesto per parlare della vita di tutti i giorni, delle persone che vivono il paese e provano, silenziosamente, a renderlo migliore. Perché non possiamo accettare passivamente una realtà dove “si muore, se non ti ammazzano, di morte culturale e sociale, dove provare a scappare è la cosa più naturale da fare e anche la più difficile” – per dirla con le parole del protagonista.

Consorzio Politiche Sociali: Tutti giù dal Carrozzone

Vogliamo essere estremamente chiari: l’operazione con cui i Sindaci dell’Ambito C6 stanno tentando di costituire un Consorzio dei Servizi Sociali ha tutto il sapore di vecchia politica, che guarda più alle possibili clientele da gestire invece che al bene di chi usufruisce dei servizi. Rischiamo di ritrovarci con una “GeoEco” dei Servizi Sociali, un carrozzone ad uso e consumo solo del ceto politico.

Il Consorzio avrà personalità giuridica autonoma, un Consiglio di Amministrazione e un Presidente. Non facciamo fatica ad immaginare che queste nomine saranno esclusivamente politiche; una sorta di riproposizione di quanto già avviene con Acquedotti scpa.

Oltre a questi incarichi, naturalmente ci sarà bisogno della dotazione organica: Direttore Generale, Responsabile Ragioneria, Amministrativi e Progettisti. Una spesa che passerebbe, secondo l’attuale presidente dell’Ambito, dagli attuali € 30.000 annui a € 300.000 annui; ovvero un aumento del 900%, in nome dell’economicità, dell’efficienza e dell’efficacia dell’Ambito.

Tuttavia, l’Ambito è inefficiente per colpa degli stessi Comuni che ne fanno parte!

A riguardo ci poniamo una domanda fondamentale: come si finanzierà questo Consorzio? Delle due, l’una: o ci sarà un aumento delle quote da parte dei Comuni facenti parte dell’ambito o, se questo aumento delle quote non ci sarà, le spese di gestione saranno sottratti ai servizi.

Qualunque sia l’opzione scelta, entrambe le operazioni sono sia dannose che dispendiose e riteniamo che, nel caso specifico di Orta di Atella, il Commissario, con le elezioni alle porte, non debba salire a cuor leggero su questo costosissimo Carrozzone.

Vogliamo dire con chiarezza che se da Giugno 2018 la responsabilità di questa decisione dovesse dipendere da noi, non avalleremo nessuna operazione che sottragga servizi a disabili e disagiati e che, contemporaneamente, aggravi lo stato finanziario del nostro Comune.

Non siamo contro a consorziare i Comuni: chiediamo che questo avvenga ottimizzando le risorse già in forza ai comuni, senza la duplicazione di strutture di gestione delle medesime attività e sarebbe un bene che anche le altre forze politiche si esprimessero su questa faccenda, invece di pensare solo ad accordi e pacchetti di voti.

Che fate? Ci volete salire su questo Carrozzone?

La discontinuità non è un pranzo di gala

Attorno all’interruzione del dialogo che il nostro Collettivo aveva iniziato con PD e PSI molto si é scritto in questi giorni. Non ci pare né utile, né tempestivo imbastire un botta e risposta fine a se stesso. Tuttavia una breve analisi, che peraltro sarà limitata a questo scritto, ci pare doverosa.

Il Collettivo Città Visibile, sin dalla sua nascita ed in molteplici forme, ha percorso la strada di un´alternativa culturale e politica nella nostra città che parlasse alla gente e gli restituisse il senso del riattivarsi di un tessuto sociale lacerato da oltre venti anni di malapolitica e mortificazione delle intelligenze.

Questo approccio non é mutato con la caduta dell´amministrazione Mozzillo ed anzi ha assunto, come é ovvio che fosse, una connotazione più marcatamente politica. E nel panorama politico ortese, dove soggetti politici dormienti si ridestano col profumo delle elezioni ed é tutto un fiorire di movimenti e laboratori permanenti e temporanei, eterogenei o proprietà personale, che nascono si dividono e muoiono attorno ad interessi personali e tatticismi, abbiamo sentito l’esigenza di misurarci con la responsabilità di proporre quell’alternativa che stiamo praticando da che esistiamo.

Con questo spirito abbiamo avviato il dialogo con PD e PSI, con cui, pur avendo visioni e vissuti in alcuni casi diametralmente opposti, pensavamo di avere un minimo comune denominatore dal quale partire.

Un approccio, evidente a tutti, che consiglierebbe un utilizzo più appropriato della lingua italiana.

Autoreferenziale é infatti “chi non si cura dei rapporti con altre realtà”. Esattamente il contrario di quanto abbiamo fatto noi. Pazienza se poi con quelle realtà capisci di non poter andare oltre un indirizzo generale.

A noi non interessa individuare chi ha la responsabilità della fine del dialogo. Rivendichiamo ognuna delle “proposte” che abbiamo portato a quel tavolo. Siamo fermamente convinti che non debbano esserci, nella squadra da presentare agli elettori, persone che hanno fatto parte delle ultime amministrazioni.

Siamo altrettanto convinti che il dialogo con PD e PSI avrebbe mantenuto un carattere progressivo fin quando si fosse rimasti in un perimetro politico riconoscibile, individuabile, di sinistra, senza cedimenti a ricerche di pacchetti di voti in laboratori e movimenti che sembrano porti di mare. Non abbiamo il “lider maximo”, il salvatore della patria da innalzare sul piedistallo. Ma abbiamo avuto e manteniamo la presunzione di proporre una figura che avrebbe nobilitato il tentativo che cercavamo di mettere in campo e che rispondeva a tutti i requisiti individuati per un ruolo delicato come quello del candidato sindaco.

Una figura che avremmo messo a disposizione di tutti, con il suo bagaglio di conoscenze, di esperienze, di lotte, e rispetto alla quale PD e PSI non hanno nemmeno provato a fornire un´alternativa, dovendo, probabilmente, tener conto degli umori di qualcun altro. Una proposta ferma, nessun diktat.

Andiamo avanti convinti che occorra, in questa fase storica, una impostazione radicale, che segni una profonda cesura col passato, nelle pratiche, nei volti, nelle proposte.

Da questa consapevolezza riprendiamo a camminare domandando.

Per far nascere il nuovo #cambiaredavvero

In queste settimane abbiamo provato ad instaurare un dialogo con il Partito Democratico ed il Partito Socialista.

Ritenevamo che fosse doveroso confrontarci con due forze che, pur essendo molto lontane dal nostro modo di porci e dal nostro modo di intendere la politica, avevano messo in campo la disponibilità a ragionare su modalità radicalmente diverse rispette a quelle praticate fino ad oggi tanto per quanto riguarda gli aspetti programmatici quanto, soprattutto, sulla valutazione delle persone che avrebbero dovuto incarnare il “nuovo corso”, Abbiamo avuto dunque modo di parlare di progettualità e di raccontarci il modello di sviluppo che immaginavamo per Orta di Atella.

C’è stata una convergenza su una piattaforma programmatica e questa era una condizione che consideriamo necessaria ma, dato il particolare momento sociale e politico, non sufficiente.

Abbiamo richiesto che la coalizione si caratterizzasse da un lato politicamente, come chiesto d’altronde anche dai nostri interlocutori, ma che allo stesso tempo fosse rappresentata da figure facilmente e immediatamente collocabili, nell’immaginario collettivo, agli antipodi delle passate esperienze amministrative.

Credevamo e crediamo che sia necessario un momento di forte e decisa discontinuità rispetto alle politiche attuate ad Orta di Atella negli ultimi 20 anni.

Allo stesso modo, riteniamo che tale discontinuità la si debba praticare sia sul piano del programma politico, nel metodo e nel merito, ma soprattutto nelle figure, nei volti che dovranno presentarsi agli elettori ed incarnare l’insopprimibile anelito di cambiamento che Orta esprime nelle sue varie forme.

Ed il nostro non è un discorso di ordine morale o etico ma meramente politico.

Abbiamo dato indicazione e offerto la disponibilità di profili e competenze specifiche e riconoscibili precisando a più riprese che sarebbe stato rivoluzionario per la politica ortese, vitale per la coalizione e imprescindibile per noi che si riuscisse a costruire un progetto non attorno al peso elettorale delle persone ma attorno alla loro storia politica e sociale. Su questo punto siamo stati intransigenti: noi non siamo disponibili a cercare portatori di pacchetti di voti e costruire su questa sommatoria una alleanza. Non è questo il modo attraverso cui intendiamo creare il consenso.

Abbiamo ribadito che il cambiamento passa anche attraverso una inversione di senso. Una volta costruita una coalizione, caratterizzata a sinistra, con un profilo programmatico chiaro e radicale e con una proposta in termini di rappresentanza nettamente in discontinuità con il passato, da essa, e solo da essa, si sarebbe partiti per parlare alle persone, convincerle, cercare di farle appassionare nuovamente alla politica.

Purtroppo tale impostazione, tale ragionamento politico non è stato condiviso dai nostri interlocutori e questo inevitabilmente ha compromesso il dialogo, che anche a fatica, si era cercato di porre in essere.

Sappiamo bene che il tragitto verso le prossime elezioni amministrative sarà lunga e piena di insidie,, ma vorremmo che fosse chiaro da subito quale tipo di azioni abbiamo in mente per Orta di Atella e che anche i più nobili progetti, per noi, hanno senso se trovano spalle e gambe abituate alla lotta disposte a portarli avanti.

Se predichiamo la discontinuità nessuno si dovrebbe scandalizzare se quella discontinuità la vogliamo applicare a 360°, se pretendiamo una leadership che in nessun modo possa essere affiancata o addirittura sovrapposta alle passate e disastrose esperienze amministrative.

La chiusura di questo discorso non implica per noi la chiusura di tutti i discorsi.

Riteniamo che il tessuto politico e sociale ortese offra ancora tante potenzialità, ci siano molte persone che condividano la nostra stessa lettura della situazione politica attuale, l’accelerazione e la chiarezza che abbiamo preteso dagli incontri con il PD e il PSI nascono esclusivamente da una nostra predilezione alla praticità. Da questo punto di vista abbiamo imparato la lezione di Gramsci al punto da sapere che “a battere la testa contro il muro è la testa a rompersi e non il muro”.

Sederci per rilanciare

“Città Visibile” due anni fa è nata per ricostruire, in un paese dilaniato, una coscienza civile che sembrava essere stata seppellita. Il nostro percorso si prospettava lungo e aveva come orizzonte la scadenza naturale di una legislatura amministrativa appena cominciata.

Le cose sono andate diversamente e ci siamo ritrovati il compito non facile di accelerare quel percorso e dare nell’immediato delle risposte. Non vedendo all’orizzonte nessuna traccia di discussione sui reali problemi del nostro paese, abbiamo deciso noi stessi di rappresentare quelle istanze di cambiamento che ardevano come brace sotto la cenere.

Tuttavia se il nostro obiettivo era e rimane l’autosufficienza politica, la realtà immediata ci costringeva, volendo in qualche modo incidere nel reale, di trovare degli interlocutori prossimi politicamente alle nostre istanze. Volendo restare fedeli al nostro modo di fare e di agire, non potevamo sottostare alla logica di decisioni prese da poche persone nel chiuso di una stanza.

Avevamo coscienza che la concertazione era necessaria per portare all’interno del dibattito politico quegli elementi che riteniamo primari e importanti, ma avevamo necessità di un “motivo” per sederci.

Quel tavolo quindi, andava rovesciato e lo abbiamo fatto.

Abbiamo chiesto un atto di trasparenza alle altre forze politiche.

Abbiamo chiesto di portare alla luce la discussione sui contenuti e di poter discutere apertamente e pubblicamente di una piattaforma programmatica che fosse di totale rottura col passato.

Oggi dunque ci troviamo nella condizione necessaria di dover riconoscere che quell’invito da parte del Partito Democratico e del Partito Socialista è stato accolto. Vi è un obbligo, da parte nostra, di dare credito a quelle forze che pubblicamente, oltre al superamento del Piano Urbanistico Comunale, si sono fissati come orizzonte la Municipalizzazione dei servizi e che si sono resi disposti e disponibili a interrompere ogni tipo di rapporto con aziende come la Acquedotti e la C.I.T.E. e che, come noi, vogliono mettere mano radicalmente alla macchina comunale.

Ovviamente, siamo coscienti che l’aderenza programmatica è condizione necessaria ma non sufficiente. C’è ancora una lunga strada da percorrere, lungo la quale si dovranno scegliere uomini che quel cambiamento dovranno incarnare. Figure immediatamente riconoscibili che non lascino adito a interpretazioni sulla natura di una coalizione che ci vedrà come componente solo se avrà il coraggio di rompere con le logiche e le politiche del passato.

Bisogna dare gambe alle idee, ma riteniamo positivo che si arrivi alla definizione di un tavolo di discussione, alla luce del sole e nella trasparenza delle posizioni delle forze coinvolte.

Siamo fiduciosi di poter incontrare, nelle prossime settimane, i rappresentanti del Partito Democratico e del Partito Socialista, per capire se quella scatola, con dentro molte belle parole, sia una scatola vuota o possa diventare la base fondante di un processo costitutivo. Porteremo su quel tavolo lo stesso spirito e le stesse pretese che abbiamo sempre avuto, pronti a rovesciarlo nuovamente, nel momento in cui avremo il presentimento che “cambiamento” era solo una bella parola a cui, in realtà, non si voleva dare sostanza.

Umanità. Ripartire dai volti per riconoscersi

Nell’epoca della omologazione, della spersonalizzazione, della perdita di identità, riconoscersi è un altro passo per ritornare normali. Riconoscere la dimensione del lavoro, riconoscere il tempo per viverlo, riconoscere gli odori, i sapori per vivere la terrà nella sua materialità.

I volti. Cosa meglio dei volti può rappresentare il riconoscersi, l’identità.

Da questo ripartiamo, dai volti, dalle persone in carne ed ossa, da quegli uomini e quelle donne che sudano il salario, che sono state ingannate e che trovano ancora la forza di indignarsi. Da quegli uomini e quelle donne che nella pratica di vita dimostrano quotidianamente che si può fare. Ripartiamo da quegli uomini e quelle donne che migrano ed arrivano qui da noi per trovare la felicità, perchè non si può fermare chi la cerca e non ce l’ha.

Ripartiamo da quegli uomini e quelle donne che si guardano ancora negli occhi e insieme guardano laggiù, ad indovinare un’altra Città Possibile, la Città Visibile.

Sono loro, ancora oggi, la nostra futura umanità.

Acqua: Un’altra gestione è possibile e necessaria

Chiamato nel 2005 a tenere un discorso per i laureati del Kenyon College, lo scrittore statunitense David Foster Wallace cominciò con questa storiella:

Ci sono due pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: “Salve, ragazzi. Com’è l’acqua?” I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa “Che cavolo è l’acqua?”

L’aneddoto che il compianto scrittore americano utilizza per introdurre il suo discorso sullo scopo che una cultura umanistica dovrebbe avere ben si presta alla situazione idrica di Orta di Atella. Che cavolo è l’acqua? – è la domanda che il Collettivo Città Visibile si pone. Un bene pubblico accessibile a tutti, o lo strumento per creare giochi di potere, reti clientelari e accontentare il consigliere scontento di turno?
Noi propendiamo decisamente per la prima ipotesi. È per questo che innanzitutto lavoreremo sulla macchina comunale perché riteniamo che Orta di Atella debba avere un Comune in grado di lavorare per la propria comunità e di fare gli interessi dei propri cittadini. Il nostro scopo è quello di passare da una gestione privata dell’acqua ad una totalmente pubblica. Ovviamente siamo consapevoli che questo passaggio dovrà essere graduale. Il primo passo sarà quello di riformulare tutti i rapporti di forza tra l’Ente Comune e la società privata che gestisce Acquedotti scpa.
Se il nostro orizzonte è la municipalizzazione del servizio sappiamo tuttavia che il presente si chiama Acquedotti scpa e quindi è sulla riforma della stessa che incentreremo il nostro operato.
Innanzitutto con l’introduzione di una Tariffa Sociale per le famiglie che hanno un reddito ISEE inferiore a 9000 euro annui e l’innalzamento della Tariffa Agevolata che ad oggi è usufruibile solo fino ai 30mc/annui. Finanzieremo queste misure con la proposta di tagli dei compensi a Dirigneti e CDA che oggi sono esorbitanti e al di fuori di ogni logica.
Ancora, Acquedotti scpa gestisce sia la fornitura che la riscossione. E quindi è a lei che va imputata l’evasione presente, se non mette in atto efficaci operazioni di contrasto. Va anche chiarito il continuo ricorso di Acquedotti scpa a subappalti per la manutenzione della rete idrica. Infatti, se le società esterne che curano la manutenzione sono riconducibili agli interessi della Ottogas, che è il socio privato dell’Acquedotti, i conti non tornano. Perché è come avere un socio che, da un lato, divide il costo della manutenzione e, dall’altro, attraverso la società, incassa l’intero ricavato.
È per questo che la Presidenza di Acquedotti scpa, nel graduale passaggio da una gestione privata ad una totalmente pubblica, dovrà agire solo ed esclusivamente nell’interesse dei cittadini. Non può più essere solo uno scranno utile a portare a casa lo stipendio e ad acquisire prestigio.

Ne discuteremo:
DOMENICA 10 DICEMBRE 2017–ORE 10:00
Collettivo Politico – Culturale “Città Visibile”
via San Salvatore, 3 (P.zza Pertini) – Orta di Atella
contatti@cittavisibile.org – social: @cittavisibile

Cambiare tutto per tornare normali #rovesciamoiltavolo

Abbiamo cercato nelle ultime settimane di trovare, nel dibattito politico apertosi ad Orta di Atella in vista delle Amministrative 2018, uno spiraglio, un punto di rottura e di cambiamento rispetto agli schemi e all’approccio ai problemi che aveva caratterizzato la politica dell’ultimo ventennio.
Siamo rimasti per lo più a guardare, sperando nell’improvvisa evoluzione verso un approccio che mettesse la città e i cittadini al centro della discussione politica ed invece abbiamo assistito ad una riedizione stantia di vecchie logiche, di vecchi modi di fare: un vero e proprio mercato delle vacche incarnato da residui di vecchia politica, di vecchia nomenclatura ansiosi di candidarsi a sindaco.

Così ci siamo ritrovati noi stessi costretti, nel deserto della rappresentanza, a dover intercettare le istanze di un paese che anela un cambiamento non di facciata, non una rotazione di persone che porti al governo “volti nuovi” che rappresentano però i vecchi interessi di sempre, ma una vera e propria rivoluzione che mettesse in discussione tutto l’assetto politico e culturale di Orta di Atella per come lo abbiamo conosciuto.

La nostra Città, ormai da decenni, viene usata dalla classe politica per perseguire i propri interessi a discapito di quelli di un’intera comunità. Il risultato, che è davanti agli occhi di tutti, è un paese ridotto in macerie, disintegrato nel suo tessuto sociale e culturale.
Occorre ribadirlo: la necessità primaria di Orta di Atella è quella di ritornare ad essere un paese NORMALE.
Ritornare normali è la condizione minima per poter riattivare quelle potenzialità, che pure sono sopravvissute, e che sono indispensabili per uscire dalla palude. Si ritorna normali solo con il contributo di tutti: col contributo innanzitutto della politica, che deve riscoprire la sua vocazione, quella di servire il popolo. Che è tutt’altra cosa dal servirsene.
Si ritorna normali se si ha il coraggio di mettere al centro del proprio operato una rivoluzione sistemica, se si ha il coraggio di dire che nulla di ciò che è stato prodotto dal vecchio ceto politico può essere utile per tirare fuori la nostra città dalle sabbie mobili. Se si ha il coraggio di dire che quella tavola imbandita alla quale è ingrassata una intera classe dirigente va rovesciata.
Riteniamo che l’idea di cambiare tutto per ritornare normali sia il concetto intorno al quale è possibile lanciare un appello a quelle forze politiche che vogliono essere partecipi, finalmente, di un vero processo rivoluzionario.
Per questo il Collettivo Politico – Culturale “Città Visibile” ha ritenuto opportuno capovolgere anche la modalità dei rapporti tra le forze politiche, il dialogo non si rifiuta, sia ovvio, ma non più un dibattito privato tra pochi soggetti che decidono le sorti di un’intera comunità, bensì assemblee pubbliche aperte al popolo e a tutte le forze politiche e sociali; assemblee attraverso le quali tessere le affinità con altri soggetti e arrivare alla definizione di una piattaforma politica chiara e inequivocabile.
Una piattaforma che noi riteniamo debba avere dei cardini imprescindibili:

  • La ristrutturazione della macchina comunale: è inderogabile l’esigenza di una vera e propria operazione verità su larga parte di quell’apparato burocratico che ha condiviso le scelte scellerate che hanno portato alla devastazione del nostro territorio o che, nella migliore delle ipotesi, si è voltato dall’altra parte.
  • Trasformazione radicale del sistema dei servizi attraverso un nuovo processo di municipalizzazione: la messa a punto di una macchina comunale efficiente è propedeutica proprio per questo, Tributi, Acqua e Raccolta Rifiuti devono essere gestite direttamente dal Comune. Si deve far tramontare ogni ipotesi di ri-esternalizzazione della riscossione tributi, bisogna avere una gestione veramente pubblica dell’Acqua e stracciare il Contratto-Pacco che ci hanno rifilato con la CITE
  • Ridefinire un nuovo modello urbanistico: La soluzione ai problemi urbanistici di Orta di Atella non è affatto semplice ma va affrontata con uno studio approfondito svolto da persone competenti e oneste, che non hanno interessi particolari da anteporre al bene della comunità. La politica urbanistica adottata in passato ha lasciato migliaia di famiglie senza casa o con una casa ma in una situazione di indefinitezza e dunque di estrema difficoltà; un’intera città è sorta dal deserto senza servizi e senza un piano di viabilità. A questo quadro fa da complemento la questione del decoro urbano: fogne inadeuate in molti punti della città, tubazioni inesistenti, illuminazione stradale in molte zone assente o inefficiente, strade dissestate, marciapiedi inesistenti o impercorribili, nessuna pista ciclabile, barriere architettoniche e abusivismo diffuso ci consegnano la fotografia di una città invivibile. Senza dimenticare un centro storico che cade a pezzi e che in nessuna delle passate amministrazioni è rientrato in un progetto di sviluppo e rilancio della città e della sua storia antica di 2 mila anni.
  • Educazione al bene comune. Oltre alle tematiche connesse ai servizi, occorre una mappatura degli immobili e degli spazi comunali inutilizzati o in stato di degrado. Per avviare una prima fase conoscitiva di un lavoro più ampio di analisi del territorio cittadino, che abbia la finalità di rigenerare e ricucire il tessuto urbano della città esistente mettendo a disposizione luoghi.

Questi sono i nodi principali, non gli unici, su cui siamo disposti a metterci in gioco e in discussione con chiunque, un programma minimo chiaro che non lasci adito a interpretazioni e con a guida una figura di garanzia, estranea alle vecchie logiche e soprattutto senza nessun tipo di interesse personale da salvaguardare.

Luigi De Magistris ospite della Rassegna “Pretesti per Parlarne”

Sarà il sindaco di Napoli Luigi De Magistris l’ospite di punta del secondo appuntamento della Rassegna “Pretesti per parlarne”, organizzata dal Collettivo Politico – Culturale “Città Visibile” di Orta di Atella.
L’incontro è per sabato 11 novembre alle ore 18:00 presso la Sala Consiliare del Comune di Orta di Atella, in viale Petrarca.

Oltre al sindaco di Napoli, che presenterà il suo libro “La città ribelle – Il caso Napoli”, interverranno Vincenzo Tosti, portavoce del collettivo Città Visibile, Eleonora De Majo Consigliera Comunale di Napoli per Dema, e Paolo Chiariello, giornalista di Sky Tg 24. Introdurrà l’evento Giovanni Salomone del collettivo Città Visibile.
“La Rassegna, come si evince dal nome che le abbiamo dato, ha l’obiettivo di focalizzare sempre più l’attenzione sui problemi che attanagliano il nostro paese ed individuare delle soluzioni percorribili” precisa il portavoce di Città Visibile Vincenzo Tosti. “Quest’incontro vuole sottolineare come un governo diverso, distante dalla gestione malsana degli ultimi decenni, sia possibile anche per Orta di Atella. Noi proponiamo un modello di città nuovo, rivoluzionario, che sappia coinvolgere tutte le forze sane di questo paese e far convergere tutte le energie positive nella costruzione della città ribelle”.

“Rifiuti Zero” con Paul Connett ad Orta di Atella

Sarà Paul Connett, professore di chimica e tossicologia alla St. Lawrence University, nello stato di New York e tra i principali teorici della strategia “Rifiuti Zero” ad aprire la nuova edizione della Rassegna “Pretesti per Parlarne” organizzata dal Collettivo Politico Culturale “Città Visibile” in collaborazione con la Rete di Cittadinanza e Comunità.

Il prof. Connett parlerà della sua teoria riguardante la gestione dei rifiuti solidi urbani, tra i più fermi oppositori dell’incenerimento dei rifiuti la sua teoria composta da dieci fasi ruota a tre pilastri fondamentali: Riusare, Ridurre e Riciclare.

Interverranno all’evento che si terrà Domenica 8 Ottobre dalle ore 18:00 presso la Sala Consiliare di Orta di Atella anche Miriam Corongiu, contadina e attivista della Rete di Cittadinanza e di Comunità mentre la moderazione sarà affidata alla giornalista RAI Francesca Ghidini.

Questo incontro sarà un ulteriore occasione per contrapporre il nostro modello per affrontare il ciclo dei rifiuti rispetto a quello usato negli ultimi decenni” precisa Vincenzo Tosti, portavoce del Collettivo Città Visibile. “Vogliamo affermare in modo forte che esiste un’altra via a quella dell’incenerimento e delle discariche temporanee sulla carta e permanenti nei fatti come San Pancrazio e San Giorgio ad Orta di Atella dimostrano, vogliamo far conoscere la nostra visione di Città, dire agli ortesi che non dobbiamo rassegnarci alla mala gestione della cosa pubblica e vogliamo farlo partendo dalla gestione della raccolta rifiuti, non dall’emergenza ma dall’ordinarietà

Paul Connett, il massimo protagonista della crescente diffusione nel mondo di rifiuti zero, ripercorrerà i successi di questo nuovo percorso di cambiamento ed indicando come attuare concretamente i 10 passi per giungere ad una società a rifiuti zero, portando anche esempi di buone pratiche già iniziate in altri comuni e quindi riproducibili.