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Ambiente, politica, salute: la storia di Roberto Mancini a Orta di Atella

Io, morto per dovere” il libro sulla vera storia di Roberto Mancini, il poliziotto che ha scoperto la Terra dei Fuochi, che ha ispirato la fiction RAI con Giuseppe Fiorello “Io non mi arrendo” sarà al centro dell’incontro organizzato dal Collettivo Politico Culturale Città Visibile in programma per Sabato 02 Aprile dalle ore 17:30 presso la Sala Consiliare del Comune di Orta di Atella.

“Un iniziativa che va nel solco di quanto già organizzato dal nostro Collettivo” ha dichiarato il Presidente di Città Visibile Vincenzo Tosti “Il libro scritto da Nello Trocchia e Luca Ferrari sarà sia un modo per omaggiare una grande persona che molti di noi, attivisti in questi territori, hanno avuto l’onore di conoscere, sia un momento di riflessione e di denuncia, un pretesto per affrontare argomenti come la Terra dei Fuochi e di come la gestione di questa ecatombe ambientale e sanitaria sia stata affrontata con approssimazione e riluttanza non solo dal potere centrale ma anche dalle amministrazioni locali”.

Saranno presenti all’incontro uno dei due autori, Nello Trocchia, cronista per “Il Fatto Quotidiano, l’Espresso e La7 (La Gabbia), la vedova di Roberto Mancini, Monika Dobrowolska, Sandro Ruotolo firma di spessore del Giornalismo Italiano che dal maggio del 2015 vive sotto scorta dopo aver ricevuto minacce da Michele Zagaria, boss dei Casalesi, a causa delle sue inchieste sul traffico di rifiuti tossici in Campania e la giornalista del Corriere della Sera Amalia de Simone che modererà l’incontro.

Roberto Mancini era il poliziotto comunista che per primo si è messo sulle tracce dei veleni sversati nella terra dei fuochi. Già 20 anni fa, quando era nella Criminalpol, aveva scovato nomi e trame di un sistema criminale fatto di connivenze tra imprenditoria e camorra, politica e massoneria. I risultati di quell’inchiesta sono contenuti nelle sue informative rimaste a lungo chiuse nei cassetti della Procura Antimafia di Napoli. Roberto Mancini è morto il 30 Aprile 2014 per un tumore contratto durante i sopralluoghi sui terreni avvelenati di Gomorra. È stato riconosciuto dal Ministero dell’Interno come “vittima del dovere”, ma la sua speranza più grande è ancora viva: i suoi rapporti infatti stanno giocando un ruolo fondamentale nel processo contro Cipriano Chianese, l’ideatore dell’ecomafia, sotto accusa per disastro ambientale.

Il volume, nelle librerie dal 12 Febbraio, racconta la vita e le verità di Roberto Mancini attraverso le testimonianze dei familiari, dei suoi amici più cari, dei colleghi di quel periodo e dei suoi documenti d’indagine. Ma mette a nudo anche il silenzio delle istituzioni e l’assenza dello Stato. Roberto Mancini è stato stroncato dalla malattia, ma prima ancora lo hanno ucciso l’indifferenza e l’omertà. Se la sua battaglia umana e professionale fosse stata accolta prima si sarebbe potuto evitare il più grande inquinamento territoriale d’Italia. Il testo contiene anche una lettera di Mancini, che avrebbe dovuto essere l’incipit di un libro che aveva iniziato a scrivere.