“Scusi signora, ha un velo pietoso?”
La signora si guardò attorno con aria attonita. Per anni aveva pensato a questo momento, a quando non sarebbero bastati i veli pietosi e dunque avrebbero chiesto anche il suo. Il momento era giunto. Un momento buio. E quindi consegnò mestamente ma con convinzione il suo velo pietoso.
Ed il momento era davvero buio. Ormai lo sapevano tutti. Ma lo sapevano non solo ad Orta, sopra i pollieri, dietro al cavone o alla crocesanta. Lo sapevano a Succivo, a Casapesenna, ma pure a Cerignola. Anzi a Cerignola pure era arrivato il momento buio, ma un buio talmente bello che quando arrivò qui, il momento buio, non furono trovate parole più adatte, parole più adatte di quelle utilizzate dallo sciolto di Cerignola per descriverlo. D’altra parte le parole mica sono di chi le scrive, di chi le dice, le parole sono di chi gli servono.
E allo sciolto di Orta servivano come il pane le parole, quelle parlate, però, perché di quelle scritte ne aveva gli occhi e la testa piena. Un bombardamento, un calvario, un supplizio. Camorra, omissis, continuità, omissis, PUC, omissis, CONAD, omissis, minoranza consiliare, omissis, Brancaccio, omissis, nipote, omissis, deleghe, omissis, sacco, omissis etc. etc.
Una situazione insostenibile per lo sciolto di Orta che, per l’ultima volta poggiò la testa sulla spalla del vecchio dentro: “per favore, dimmi qualche parola”. Ma il vecchio dentro scrollò la spalla come un felino, e lo sciolto di Orta cadde col mento sul marciapiede. Il vecchio dentro, con passo felpato, si allontanò nella sottile nebbia novembrina, mentre lo sciolto di Orta notò che una messe di roditori, sciacalli, iene, trafficanti, maghi e prestigiatori, scivolavano con eleganza nella fogna poco lontana da dove era caduto.
Cercò di riconoscere qualcuno, di chiamare qualcuno, ma scivolavano così velocemente che si arrese e restò ancora un po’ con la testa sul marciapiede.
Nessuno. Non si fermò nessuno. Sciolto com’era pensò di aver perso consistenza fisica, pensò di non poter essere visto. Ed iniziò a vagare. Ma si sbagliava, perché lo vedevano bene, facevano finta di non vederlo. Allora iniziò a catalogare quelli che prima lo salutavano, quelli che lo blandivano, quelli che lo avevano usato e quelli che ora si giravano dall’altra parte.. Pensò che gli sarebbe servita qualche formula matematica per separare, catalogare, capire. Non ce l’avrebbe fatta. Neanche se gli fosse venuto in sogno Renato Caccioppoli, il genio, si sarebbe raccapezzato lo sciolto di Orta.
Si chiuse nel silenzio. Quello si, tutto suo. Perché pensò che il silenzio è sempre bello e puoi sempre dire che è farina del tuo sacco. Non sarebbe servito il silenzio di Cerignola. Il suo gli sembrava bellissimo, come lo sputnik, come il brodo di polipo, come la notte ad Alessandria d’Egitto.
Chiuso in quel silenzio bellissimo e assordante continuò a vagare.
Poi si fermò ad una porta e bussò: “Scusi signora, ha un velo pietoso?”.