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Contro i mulini a vento

Questo articolo fa parte del numero di Marzo de "La Città Visibile"  foglio Informativo del Collettivo che puoi leggere e scaricare qui

Incasellate in categorie di PornHub, muse ispiratrici,  promotrici che vendono qualsiasi prodotto  avvicinandolo alle labbra, ore di lavoro non retribuite, bambole gonfiabili, gattine la cui attenzione viene richiamata con versi animaleschi.

Le donne sono sempre altro, mai esseri umani.

Questa oggettificazione, questa disumanizzazione è frutto di un sistema millenario sul quale la nostra società si fonda: il Patriarcato.

Il Patriarcato è il controllo assoluto dell’autorità domestica, pubblica e politica da parte degli uomini,  Padre Padrone, uomo che “crede” nella superiorità della donna, quella che secondo lui  può definirsi tale. Un sistema millenario che persiste perché “Gli uomini non cambiano” ed è per questo che esiste ancora nella nostra società per quanto mutata nel tempo.

Il patriarcato è un sistema che si insinua nelle nostre menti e ci penetra nelle carni disumanizzandoci.

 Ma come in ogni storia la presenza di un antagonista è riequilibrata dalla sua contro parte, il suo nome è Femminismo.

Il Femminismo è un movimento che si propone di rivalutare il ruolo sociale e politico della donna e di ottenere la parità civile, politica, economica della donna rispetto all’uomo[1]

Per essere precisi il femminismo ha attraversato diverse fasi dalla sua nascita e al suo interno ci sono diverse ramificazioni. In modo particolare, quattro sono le ondate che lo hanno caratterizzato.

La prima ondata (1789-1870), iniziò con la Rivoluzione Francese e si concluse con la Prima Guerra Mondiale quando la maggioranza delle donne in Europa e negli Stati Uniti ottennero il diritto di voto. In quegli anni, il dibattito era incentrato sull’uguaglianza e sui diritti delle donne, testimone una delle più importanti pensatrici dell’epoca Olympe de Gouges, che scrisse la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” nel 1791, opera che ricalca le orme della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, esclusivamente maschile.

Durante la seconda ondata femminista, le donne si impegnano per l’autodeterminazione, per la liberazione  e la sessualità del loro corpo, per il diritto all’aborto e per il divorzio.  A porre le basi  Simone De Beauvoir con la pubblicazione nel 1949 del saggio “Il Secondo Sesso”, opera che traccia una storia dell’oppressione femminile e respinge gli studi di Sigmund Freud riguardo l’educazione riservata alle bambine.

Con l’obiettivo di distruggere le intelaiature di potere che schedano le donne, Rebecca Walker introdusse il termine “terza ondata” in un articolo Becoming the Third Wave  del 1992. Ondata che vide la partecipazione attiva di neri, lesbiche e disabili in contrasto contro le ondate precedenti focalizzate unicamente sul carattere bianco e borghese.

In questo periodo molte furono le autrici fondamentali, tra queste ricordiamo Naomi Wolf, autrice del “Il mito della bellezza” (1991).          

L’ argomento principale  riguarda l’importanza che viene conferita alla bellezza femminile e la sua dipendenza dal potere maschile in una società in cui le donne vengono ininterrottamente vessate da messaggi che le ordinano come apparire.

A partire dal 2008 ad oggi, possiamo parlare di quarta ondata del Femminismo, secondo la femminista Jennifer Baumgardner. Un Femminismo che  comunica utilizzando la tecnologia e che abbraccia  e sostiene anche altre lotte come il razzismo e i diritti per la comunità LGBTQIA.

Questo e molto altro è accaduto dalla nascita del movimento ad oggi, anche se l’ Italia è sempre rimasta un passo indietro e in particolar modo il sud della penisola.

Ad Orta Di Atella, un paese in provincia di Caserta in Campania, la parola femminismo non si vanta di nessuna delle mille sfaccettature che potrebbe avere, ma risuona nelle menti come una bestemmia e il dibattito sociale che di solito lo alimenta muore.

Orta Di Atella è un terreno arido, che bisogna iniziare  a concimare.

E inconsciamente o per puro caso, lo stiamo facendo.

Il 26 Gennaio  il collettivo ha avuto l’onore di conoscere Michelangela Barba, presidentessa dell’Associazione Ebano composta da soli volontari che dedicano il proprio tempo a donne in condizione di grave marginalità sociale.

 Quella domenica trasportati nel mondo, a noi contemporaneo, abbiamo conosciuto una realtà che molti, coscientemente o meno, ignorano: lo sfruttamento sessuale.

La presidentessa ci ha delineato chiaramente il quadro legislativo, nel quale la maggior parte delle ragazze indotte alla prostituzione dall’Europa dell’Est, vengono manipolate psicologicamente dal metodo del “lover boy” e non vengono riconosciute dallo Stato Italiano al di fuori  dello status di “vittime di tratta”.

La presidentessa ha, inoltre, dimostrato l’impatto dei limiti del sistema di protezione sociale e le conseguenze sulle vite delle vittime.

Per lottare contro le ingiustizie,  per  effettuare una rivoluzione che si vanti di tale appellativo, bisogna ripartire ponendo le giuste basi, perché come esprime Carla Lonzi in Sputiamo su Hegel “ Il destino imprevisto del mondo sta nel ricominciare il cammino per percorrerlo con la donna come soggetto.”

Questo nuovo cammino che ci auspichiamo di intraprendere deve essere Collettivo. I mulini a vento non ci interessano. Non abbiamo più tempo da perdere sedute a tavolino a chiedere per favore i nostri diritti. Per usare una frase di Giulia Blasi in  Manuale per ragazze rivoluzionarie “ Il femminismo non si siede a tavolo con il patriarcato: il femminismo lo rovescia il tavolo.”


[1] Definizione di
Repubblica https://dizionari.repubblica.it/Italiano/F/femminismo.html