Mettiamo un attimo da parte i risvolti giudiziari (se ce ne saranno), mettiamo da parte il Commissariamento, il ricorso e la discussione sul chi ha torto e chi ha ragione.
Il provvedimento di scioglimento del Comune di Orta di Atella redatto dal Prefetto di Caserta e avallato dal Ministero degli Interni restituisce anche un indicazione che dovrebbe essere da monito a tutta la classe politica di Orta di Atella?
Un’indicazione che c’è e va colta al di là del provvedimento in sé e che in qualche modo “mortifica” tutti coloro che ad oggi non l’hanno voluta cogliere e non hanno voluto farci i conti.
Mortifica. Non a caso usiamo questo termine, perché una valutazione che dovrebbe essere naturale dopo decenni amministrativi finiti a vario titolo sui banchi dei tribunali è stata da sempre dribblata e mai affrontata, la questione morale ad Orta di Atella oggi è stata imposta dalla Prefettura, non è stata una consapevolezza di tutti coloro che hanno deciso di impegnarsi e mettersi in gioco nella cosa pubblica ma c’è stato bisogno che venisse evidenziata senza mezzi termini in una relazione di scioglimento in cui si parla chiaramente “di una classe politica locale «incapace» di rinnovarsi effettivamente”.
Quindi non era “giacobinismo” l’esigenza di Città Visibile di costruire un fronte che fosse totalmente discontinuo dalle esperienze politiche passate, non era “fondamentalismo” la nostra richiesta di valutare non solo le implicazioni giudiziarie ma anche la continuità e la storia politica, quando sostenevamo che il “nuovo corso” passava anche con l’individuazione di figure che fossero immediatamente percepite come totalmente opposte alla politica amministrativa che si era messo in campo negli ultimi 20 anni ad Orta di Atella non eravamo “pazzi”.
Avevamo ragione ma questo è servito a poco, perché non serve che questa esigenza sia percepita come tale da una sola forza politica finché tutti non facciamo uno sforzo nel renderla “discriminante” per poter restituire un governo a questa città che possa operare finalmente libera dal sospetto.
Mette i brividi leggere che la valutazione dell’invio della Commissione d’Accesso è maturata dalla lettura del “rituale rapporto informativo prodotto dall’Arma dei carabinieri sui candidati eletti” e qualcuno storcerà il naso parlando di “ingerenza” ma cosa ha fatto la classe politica ortese per non meritarsi questa “ingerenza”?
Complessivamente poco, in alcuni casi niente.
Non possiamo arrenderci a vivere in un paese in cui ad ogni elezioni si deve vivere la lotteria della commissione d’accesso, dello “sciolgono” o “non sciolgono”, un paese a capacità amministrativa limitata.
Orta di Atella ha bisogno di tornare libera, libera da ogni condizionamento camorristico, libera dal sospetto, libera dal compromesso e se tutte le forze politiche non capiscono che questa libertà passa attraverso posizioni nette e definitive dovremmo rassegnarci a vivere in un paese ad “amministrazione controllata” sempre che i cittadini non si decidano e trovino loro la forza di spazzare via tutti coloro che non vogliono prendere coscienza di questa urgenza non più rimandabile.
Noi non ci rassegnamo. Abbiamo tracciato anni fa la strada, sapendo che fosse l’unica percorribile.
E continuiamo a camminare.