E’ sconfortante il fatto che la maggioranza di governo non perda occasione per mortificare e ridicolizzare questo Consiglio Comunale, che da più alto presidio democratico della comunità viene squalificato puntualmente a palcoscenico da avanspettacolo.
La questione sollevata circa eventuali conflitti di interesse con la minaccia di impedire quasi fisicamente la partecipazione a chi non seguiva la procedura dell’autocertificazione indicata è totalmente sconnessa e sconclusionata.
Ai fini della sussistenza dell’obbligo di astensione, di cui all’art.78 comma 2 del dlgs n. 267/2000, occorre vi sia una correlazione immediata e diretta tra il contenuto della delibera che si va a discutere e votare e specifici interessi propri dei partecipanti alla seduta ma nei casi di centri come il nostro, dove la possibilità di essere proprietari di suoli interessati dalle previsioni dell approvando strumento è particolarmente alta, la necessità di una più stringente situazione di concreta conflittualità si rende indispensabile. E stiamo parlando dei casi di adozioni di Strumenti Urbanistici, cosa che non stiamo facendo in questa seduta.
La pagliacciata si impone in quanto evidentemente il rapporto di fiducia tra consiglieri e giunta è ridotto ai minimi termini e a ragione, non avendo strumenti per capire esattamente gli amministratori dove vogliono andare a parare l’eccesso di prudenza da parte dei consiglieri diventa quasi obbligato.
La prima discussione sull’urbanistica portata da questa maggioranza avrebbe meritato un approccio più serio!
Esiste un dato evidente che questa maggioranza, scientemente, cerca di nascondere: l’amministrazione Villano non ha mai voluto l’azzeramento dell’attuale piano urbanistico, ha sempre parlato di un suo miglioramento ed adeguamento. Tuttavia, sugli unici adeguamenti possibili, quelli “dettati” dalla sentenza del T.A.R. e riguardanti i conflitti di interesse degli amministratori che approvarono lo strumento urbanistico con il conseguente adeguamento cartolare, questa maggioranza è stata evasiva, pilatesca. Imbarazzante.
La verità, incontrovertibile, è che la maggioranza non ha mai voluto mettere in discussione l’attuale strumento urbanistico, per quanto oggi chieda ad un avvocato amministrativista di produrre una relazione “contro” e per quanto ne dicano i professori dell’università.
Quando questa maggioranza ha votato contro la richiesta di revoca del P.U.C. la motivazione a quel voto non era che esso fosse uno strumento non idoneo e non funzionale all’azzeramento dell’impianto del PUC. In nessun momento, l’Assessore all’Urbanistica, il Sindaco e i Capigruppo di Maggioranza hanno fatto intendere di voler intraprendere la strada dell’annullamento: la parola d’ordine è sempre stata quella della variante.
Quindi questa maggioranza, annusando l’aria che tira, dopo aver sempre tifato “variante”, oggi espone striscioni per l’annullamento: evidentemente ha riscontrato vizi di legittimità nell’adozione del Piano Urbanistico, e speriamo sia qualcosa di più della mancanza del parere di conformità della Provincia perché su questo ultimo aspetto occorre un sussulto di onestà verso i cittadini: bisogna dire chiaramente che per avere uno strumento urbanistico conforme al PTCP, nuovo mantra del Sindaco Villano, domani si deve iniziare ad abbattere e dunque ad eliminare le volumetrie in eccedenza, quelle abusive.
Nessun PUC adottato senza abbattimenti può essere coerente col Piano Provinciale.
Ribadendo la nostra assoluta convinzione che questo Piano Urbanistico vada azzerato, tanto è vero che, coerentemente, ne abbiamo chiesto la revoca, ci chiediamo: se è illegittimo perché sospenderlo? Annulliamolo!
Bene, ma cosa succede quando si annulla un P.U.C.? Chiunque abbia una minima nozione di diritto civile sarà d’accordo che l’annullamento produce effetti retroattivi e quindi fa in modo che l’atto è come non fosse mai esistito. Di conseguenza, anche sui permessi a costruire rilasciati sulla base del P.U.C. si dovrà agire con annullamento in autotutela. Tuttavia non è così semplice, dal momento che l’edificabilità del suolo fa sorgere in capo al proprietario un diritto reale acquisito e che certo non può essere cancellato con un “facciamo finta che non fosse mai esistito”.
Il dubbio, più che fondato, è che chi ha acquisito un diritto in virtù del PUC se lo veda riconosciuto ricorrendo al Tribunale Amministrativo, quindi gli effetti “ex nunc” della revoca si rischia di averli anche con l’annullamento.
Quindi perché questa maggioranza vuole annullare e non revocare?
Partiamo dalla differenza che passa tra le due soluzioni.
Si annulla un atto in quanto se ne accerta l’illegittimità, mentre si revoca in base a una decisione politica che porta a valutare che le politiche che si vogliono mettere in atto non sono conformi a quelle a cui portava quella programmazione del territorio.
L’iter per l’annullamento è certamente più lungo, probabilmente oggi questa amministrazione, l’Avv. De Chiara e i Professori dell’Università non sanno ancora se questo PUC è legittimo o meno, quindi lo sospendono per 100 giorni. Ma cosa dovrebbe succedere in questi 100 giorni?
Valuterete le eventuali illegittimità o illiceità nell’adozione del PUC? Magari!
In realtà, la maggioranza ha voluto utilizzare questa sospensione per mandare un messaggio alla Commissione d’Accesso; dare la parvenza della discontinuità annunciando l’annullamento e ha fatto concentrare l’avvocato De Chiara nello smontare l’istituto della Revoca perché evidentemente anche il voto contrario alla nostra proposta, per la terna commissariale, “fa curriculum”. La speranza di questa amministrazione è quella di convincere in questo modo i commissari e “scavalcare” con i 100 giorni il periodo per la redazione del verbale della Commissione d’Accesso.
Alla fine dei 100 giorni, se la Commissione non vi ha rimandato a casa, di annullamento non sentiremo parlare neanche per sbaglio.
Ricapitolando questa amministrazione sta mettendo in piedi questa messa in scena solo spinta dall’istinto di sopravvivenza ma quantunque fosse vero che ci sia una volontà per superare l’attuale strumento urbanistico per azzerare il PUC ha due strade davanti:
- L’annullamento in cui deve dimostrare l’illegittimità dell’atto, in conseguenza del quale deve affrontare eventuali ricorsi di chi ritiene che illegittimo non sia, un iter procedurale e processuale che rischia di essere lunghissimo al termine del quale si rischia di ritrovarsi con un nulla di fatto. Dalla sua l’annullamento, dice qualche esponente della maggioranza, permetterà di annullare i permessi a costruire già rilasciati, paradossale per una coalizione che ha vinto promettendo di normalizzare la situazione ma soprattutto abbastanza ingenuo per tecnici che si autoproclamano di conclamata esperienza pensare veramente che esista un Tribunale Amministrativo che permetta di annullare un permesso a costruire avuto in virtù di un piano urbanistico vigente! Chi vi ha rassicurato su questa cosa, i professori?
- L’altra strada è la revoca, che si può fare domani, è un atto politico, non si deve dimostrare niente solo la volontà politica di voltare veramente pagina.
Voi tra le due strade scegliete quella che più vi farà perdere tempo. Siamo passati dal “cambiare libro” e “voltare pagine” a fare giusto qualche ritocco sulla facciata.
Se eravate cambiamento, se eravate come noi, oggi qua si starebbe parlando di revoca, nelle commissioni si starebbe stilando un interrogazione parlamentare da affidare ai nostri rappresentati a Roma, si studierebbero i casi di annullamento dei permessi a costruire non arrivati a conclusione, ne sono decine, che non hanno avuto seguito rispetto ad altri creando una diseguaglianza enorme nel nostro paese. Oggi già avremmo dovuto fare la spola una decina di volte tra Regione e Ministero competente; dopo un anno già dovevate stare tra la gente a spiegare quello che avevate provato a fare, dove eravate riusciti e dove non siete stati ascoltati e come da quel momento avreste proseguito la vostra azione.
Invece un anno dopo sull’urbanistica avete fatto solo disastri tanto è vero che proprio per questioni urbanistiche dopo neanche 6 mesi siete stati oggetto di indagine di una terna commissariale.
In un anno abbiamo solo una proposta di sospensione basata sui “sembra”, “probabilmente”, “parrebbe” un Piano Urbanistico che conoscete a memoria, che alcuni di voi hanno contribuito a redigere e certi altri di voi a smontare, che fa parte della discussione politica della nostra città da 10 anni sorretto da una sequenza di periodi ipotetici.
Sindaco, come disse Cicerone a Catilina: “Fino a che punto abuserai della nostra pazienza?”
Noi ci tiriamo fuori da questa sfilata carnevalesca, abbandoniamo l’aula, ricordiamo al Presidente del Consiglio che secondo i dettami dall’art. 24 del Regolamento Comunale ha facoltà di intervento solo l’Assessore non Consigliere che risulta essere relatore, contestualmente chiediamo al Segretario Comunale di acquisire a verbale la presente dichiarazione e di verificare il numero legale.