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Breve analisi di un paese Atellano

Per conoscere un qualsiasi tipo di problema è necessario delinearlo per quello che è e per come può evolvere. Solo conoscendo le cause che l’hanno prodotto è possibile arrivare ad analizzare gli effetti potenziali che può essere ancora capace di produrre.
Volendo mettere in pratica questo intuitivo esercizio critico, e volendo quindi ricondurre il tutto ai moventi primi, partiamo da un semplice esercizio (cosiddetto) di scuola. Su ogni manuale di storia che si rispetti, nello spiegare i mutamenti profondi incorsi all’interno di un’organizzazione sociale più o meno ampia, inseriti in un arco temporale che non è mai inferiore ai 20-30 anni, uno dei parametri più usati è quello del progressivo aumento demografico della popolazione. Posto questo assunto “scolastico”, si consideri poi, con dati empirici alla mano, che Orta di Atella, nel giro di 5-10 (a partire dal 2000 circa), ha conosciuto un incremento della sua popolazione superiore al 100%. Raccogliendo il tutto non dovrebbe risultare difficile affermare che Orta di Atella ha conosciuto una crescita del tutto sproporzionata rispetto al suo assetto urbanistico e alla sua vocazione territoriale. Un paese ferito a morte da colate di cemento che ne hanno mutato la morfologia territoriale e disgregato gravemente lo spirito comunitario.
Queste (in breve) le cause prime radicate nella politica ortese degli ultimi 20 anni (almeno). Quali gli effetti evidenti sull’oggi ?
A nostro avviso, ragionando per astrazione concreta, ci preme evidenziare come una sensazione palpabile di apatia si sia impossessata del paese. E’ come se partisse dalle sue viscere più profonde per restituircelo senza più un’anima qualificante e senza più un’identità riconoscibile. Oggi ci ritroviamo un paese alla deriva. Senza forma.
Tutto è iniziato con una gestione esclusivamente affaristica della cosa pubblica, poi si è proseguito servendosi di due parametri classici nella pratica della costruzione e conservazione del potere : clientelismo funzionale ed assistenzialismo servile. Il risultato, l’unico possibile date le premesse, è stato un territorio fatto laboratorio di una lottizzazione selvaggia senza precedenti, grazie anche alla complicità interessata di larga parte della sua popolazione. Un paese cresciuto in una maniera assolutamente disordinata, allineato alle mire speculative della criminalità organizzata. Un urbanista serio ed intellettualmente onesto direbbe che Orta di Atella, da zona dell’ordine rurale con buone possibilità di sviluppo virtuoso del suo territorio, si è trasformato arbitrariamente in zona dormitorio dal destino urbanistico totalmente anonimo, luogo votato alla marginalità coatta, dunque, ricettacolo ideale di ogni forma di virus antisociale.
Orta di Atella è oggi un paese dove tutto o quasi è da rivitalizzare, riqualificare, riorganizzare : mancano i servizi adeguati (salute, scuola, sport, ambiente, politiche sociali) per allinearlo alla crescita abnorme e subitanea che ha conosciuto ; occorrono premesse politiche nuove nella gestione della cosa pubblica per vincere il malcostume diffuso delle pratiche illegali.
Ad Orta di Atella non mancano certo i cittadini animati di buone intenzioni, associazioni di volontariato, compagnie teatrali, musicisti, attori, animatori culturali in genere. Ma è tutto troppo poco e troppo debole, demandato a singoli gruppi che non s’incontrano mai : tanti singoli che non fanno sistema, tanti talenti che non creano spirito comunitario. Tutti abitanti un perenne presente, dimentichi del passato lasciatoci in dote e con scarsa capacità di produrre una buona idea di futuro. La nostra ambizione è proprio quella di riprendere in mano le sorti del nostro domani. Proponendoci come uno spazio catalizzatore aperto a chiunque intenda elaborare una diversa idea di città e un modo rivoluzionato di concepire l’amministrazione della cosa pubblica. Cosa affatto semplice, che necessita di un educazione civica lenta e duratura, e di cui avvertiamo tutto il peso etico. Come anche l’urgenza di fare più di un tentativo. Per questo resistiamo nonostante tutto, abbattendo l’apatia con la passione, lavorando per elaborare soluzioni concrete, per costruire metodiche inclusive. Noi agiamo senza megafono, sotto traccia, con l’ambizione di costruire nel tempo una coscienza politica autenticamente alternativa. L’unica capace di rendere possibile quella pratica della buona politica di cui Orta Di Atella è da troppo tempo orfano. Cambiare lo stato esistente delle cose si può ancora, si può sempre.