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Orta di Atella: un paese senza Capodanno

Orta di Atella non avrà il suo Capodanno.

E non per colpa dei mille problemi che la attanagliano. Non per la ribalta mediatica che l’ha vista quest’anno sulle reti nazionali dall’Assenteismo dei Dipendenti Comunali alla Mensa Fantasma, non per la raccolta rifiuti che si blocca puntualmente nei periodi di maggiore criticità, né tantomeno per i bambini che non hanno una scuola e sono costretti a frequentare da accampati il Centro Pastorale.

Non sarà Capodanno non perché dei milioni di euro stanziati per il Polo Scolastico e il rifiacimento delle strutture esistenti non si ha più notizia.

Ad Orta non sarà Capodanno perché non ci sarà discontinuità nella linea politica che l’ha accompagnata negli ultimi decenni. Nessun consuntivo da fare quindi, semplicemente perché la partita non è chiusa, è sempre la vecchia gestione che ha dato una mano di intonaco alla facciata.

Che sia chiaro, noi non abbiamo niente contro questa amministrazione, da quando è stata eletta ha messo in campo la migliore politica del territorio degli ultimi decenni: “l’immobilismo”.

Erano anni che un’amministrazione non faceva così pochi danni. Erano anni che a 6/7 mesi dalla proclamazione (quanto tempo è passato? Sembra una vita) nessuno avesse qualcosa di importante da recriminare al Sindaco.

Una linea piatta dopo decenni in cui la curva del buon governo era stata abbondantemente sotto lo zero, è comunque un buon risultato.

Niente! Nemmeno una cosa!

E di questo vogliamo essere grati al Sindaco. Giusto il bilancio (che era atto dovuto), neanche l’ombra di una maggioranza e una minoranza politica, la giunta tecnica nominata e dimissionata e poi il vuoto.

Ora però nel ringraziare il Sindaco Mozzillo per i servizi offerti alla comunità, nel ribadire che ad oggi è stato il miglior Sindaco di Orta di Atella degli ultimi 30 anni gli chiediamo la cortesia di farsi da parte, perché apprezziamo lo sforzo che ci mette nel non fare danni ma Orta di Atella dopo la “politica del fare” di brancacciana memoria, dopo la sua “politica del non fare” ha bisogno della “politica che fa altro” rispetto a quello fatto finora, e lui questa politica non la può fare e non è in condizione di farla.

Non la può fare perché oltre ad essere il miglior Sindaco degli ultimi 30 anni è stato anche tra i peggiori Assessori all’Urbanistica della storia di Orta di Atella, perché è ricattato politicamente dalla propria maggioranza ma soprattutto perché semplicemente non ha nessun interesse a farlo.

Bisogna azzerare tutto, avere il coraggio di aprire il vaso di Pandora e guardarci dentro senza paura dei demoni del passato che ne potrebbero uscire ma soprattutto perché chi crea danni è il meno indicato a risolverli e certamente non processa se stesso o le esperienze amministrative del passato dove comunque è stato protagonista.

Qualcuno potrà dirci che le persone cambiano e soprattutto che è legittimo cambiare idea, d’altronde guardando al recente passato la più aspra opposizione a Brancaccio è stata fatta da chi a Brancaccio deve molto del proprio percorso politico. Offriamo quindi un’ancora al Sindaco, un’occasione per redimersi. Sospenda il Piano Urbanistico, oggetto di interpretazioni ambigue da parte del TAR; si faccia ricordare come il Sindaco che ha rimesso tutta la posta nel piatto e ha rimescolato le carte, come l’uomo che ha preso il PUC e l’ha stracciato, per mettere mano a un nuovo Piano Urbanistico Comunale improntato sul Bene Comune e i Servizi, concertato con i cittadini che punti al superamento della politica del Cemento e che si ponga lontano da qualsiasi sospetto di conflitto di Interesse.

Signor Sindaco regali un Capodanno al suo paese, regali un Anno Zero da cui ripartire, perché altrimenti Orta non ha niente da festeggiare e soprattutto non ha un nuovo anno da cominciare se quello che viene è accompagnato dallo stesso torpore di quello che è passato.

Se questa è una scuola

Di quanto si è costruito negli ultimi 20 anni ad Orta di Atella non si capisce come, con tutti gli oneri di urbanizzazione introitati dal Comune (?) e i fondi da anni stanziati il nostro paese non si sia potuto permettere una cittadella scolastica a modello scandinavo e molti cittadini siano costretti a far frequentare i loro figli in aule che ricordano le tendopoli post-terremoto a L’Aquila.

Perché quello che stanno vivendo molti bambini ortesi “sbarcati” al Centro Pastorale è la dimostrazione eclatante di come gli amministratori, negli ultimi anni, abbiano abdicato al ruolo dello Stato quale garante dell’educazione e della formazione, ma sopratutto di come si sia ritenuto superfluo “pensare” e “progettare” strutture che riuscissero a far fronte all’impennata demografica subita dal nostro Comune.

L’imperativo è stato “Costruire! Costruire! Costruire!” in nome di uno sviluppo che non è mai stato strutturale, in nome di una speculazione edilizia che è stata evidente, in nome di enormi disagi che vanno dalla mancanza di infrastrutture secondarie alla viabilità, ma mai in nome del Bene Comune.

E questa mancanza di persecuzione del Bene Comune non è un retaggio del passato, è rappresentato da scelte politiche che sono recenti e addirittura difese dall’attuale amministrazione, in ordine di tempo è impossibile non citare la sentenza del TAR sul Piano Urbanistico Comunale.

Tralasciando gli aspetti tecnici, che neanche la sentenza ha voluto affrontare, viene acclarato dai giudici amministrativi un dato politico eclatante,  che ci sono stati amministratori che col pretesto del risanamento urbanistico hanno lavorato non per il bene della Comunità ma per l’interesse proprio o di familiari a loro affini, amministratori, alcuni dei quali, ancora in carica.

Ed è paradossale che siano decenni che gli interessi degli amministratori cozzino sempre con quelli dei cittadini e che il loro operare sia sempre sintomo di “affari loro” da tutelare.

La percezione che la cittadinanza ha dall’amministrare è quella di un enorme conflitto di interessi che pervade la cosa pubblica, una sensazione che è diffusa anche se ancora non è ammessa da tutti che solo qualche cieco non riesce a decifrare.

Tra i ciechi si può certamente annoverare il vicesindaco Massimo Golino che, con le sue dichiarazioni (l’intervista integrale è su Caserta Focus) più che venire da Marcianise fa pensare che provenga da Marte: meno di un mese fa, in un’intervista a proposito del nostro paese, lo definiva: «un Comune che ha fatto leggere una crescita economica apprezzabile, articolata attraverso una politica di sviluppo urbano che ha consentito a tanti cittadini di capitalizzare le proprie risorse e a tante altre persone di scegliere di vivere ad Orta di Atella».

Ora, è ovvio che le dichiarazioni del vicesindaco non hanno creato nessun sussulto in quanto sembra essere abbastanza chiaro che l’esecutivo dell’amministrazione Mozzillo vale quanto il due di coppe quando la briscola è a bastoni, ma una reazione spontanea io l’ho avuta e una domanda al vicesindaco l’avrei voluta fare: Quali cittadini hanno capitalizzato da questa colata di cemento? E quelle persone che hanno scelto di vivere ad Orta di Atella scoprendo che neanche una strada senza fossi avrebbero avuto nel raggio di due km oggi rifarebbero quella scelta?

Ma è inutile chiedere ai marziani, come è inutile sperare che l’amministrazione si ponga seriamente il problema di continuare ad usare il Centro Pastorale come succursale scolastica perché, parliamoci chiaro: va bene essere legati alle tradizioni e va bene preservare lo spirito del Presepe, ma chiedere ai nostri figli di vivere in una grotta mi sembra esagerato.

Fotografia di Salvatore Pasovino D’Ambrosio