“Perchè c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo, per questo mare infinito di gente” dice in una canzone Ivano Fossati. Un testo stupendo. E dice pure che “c’è un tempo bellissimo, tutto sudato, una stagione ribelle, l’istante in cui scocca l’unica freccia che arriva alla volta celeste e trafigge le stelle”.
Una canzone d’amore. Il tempo e l’amore. Il tempo che qui ad Orta non abbiamo più, per questo mare infinito di gente, e l’amore, che poi, al di là della maestosità della parola, può essere inteso semplicemente come la voglia, il desiderio, l’inclinazione a fare qualcosa non solo per te, ma per tutti, non per l’individuo ma per il collettivo, per la collettività.
Per Orta di Atella.
E noi, che Collettivo lo siamo per definizione, crediamo che proprio questo tempo malandato, incerto, in cui è impossibile perfino stringersi la mano, sia il tempo nel quale finalmente costruire “quel tempo bellissimo, tutto sudato, quella stagione ribelle” che dovrà incaricarsi di scrivere pagine e parole nuove per una città umiliata e offesa.
Ed ancora una volta commissariata.
Questo è il momento in cui tutte le forze che sentono l’esigenza di costruire un fronte politico che abbia un carattere progressista e progressivo devono abbandonare ogni tipo di tatticismo e aprire una discussione alla luce del sole sui contorni della città nuova che vogliamo che Orta di Atella diventi.
Un cammino che deve partire necessariamente dalla relazione di scioglimento dell’ultimo Consiglio Comunale, e non per aprire una stagione di “purghe” ma per trarne un’indicazione politica inequivocabile soprattutto nel punto in cui ci parla apertamente e senza mezzi termini “di una classe politica locale incapace di rinnovarsi effettivamente”.
E’ il tempo del rinnovamento dunque: di nomi e di volti, certo. Ed anche qui, nessuna lista di proscrizione. Semmai la consapevolezza, che è pure una speranza, che in tanti compiano un “atto d’amore” e capiscano di non essere buoni per tutte le stagioni, specie se le loro stagioni sono state quegli inverni che costringono ancora oggi Orta a stare chiusa, rintanata, commissariata.
Ma se parliamo di rinnovamento non pensiamo esclusivamente al “personale politico”. Pensiamo soprattutto alle idee, alla visione di città, alla consapevolezza di “sapere da dove veniamo e dove invece vogliamo andare”.
Su questo punto alcune parole chiare possono essere dette come premessa.
La programmazione urbanistica del territorio diventa un punto fondamentale per poter aprire qualsiasi forma di dialogo e confronto e provare a costruire intese che siano di rottura con le politiche del passato. Sulla questione la nostra posizione è sempre stata chiara e trasparente: chiedevamo l’azzeramento del vecchio Piano Urbanistico Comunale e questo azzeramento, con l’annullamento da parte della Commissione Straordinaria finalmente è avvenuto. Crediamo si tratti di un risultato che vada difeso, il futuro ci riserva la possibilità di ragionare su un nuovo strumento urbanistico, che non preveda altro cemento ma che sia incentrato sui servizi e sul recupero delle aree periferiche del nostro paese.
Serve un patto di lealtà con la cittadinanza, un’inversione di paradigma in cui la politica smetta di promettere e cominci ad usare un linguaggio di chiarezza, dire con coraggio che la situazione è drammatica, che abbiamo una situazione finanziaria disastrosa con un disavanzo di oltre 25 milioni che dovremo ripanare nei prossimi 20 anni ma che questo sacrificio sarà inutile se nel frattempo non metteremo in atto una significativa e importante opera di repressione e contrasto verso l’evasione.
Abbiamo assoluta necessità di una amministrazione che non consideri i servizi afferenti alle Politiche Sociali come una merce di scambio, che sia autorevole nei confronti dell’Ambito e si faccia valere nella “difesa” di quelle prestazioni minime e indifferibili che spettano ai nostri concittadini che vivono difficoltà.
Bisogna ribadire la natura pubblica di un bene essenziale come l’Acqua, rilanciare un modello di gestione pubblica che la sottragga dalla condizione di pura merce e ripensare la gestione, privata nei fatti, della Acquedotti scpa.
Orta di Atella vive un dramma ambientale senza precedenti sul territorio, una criticità emersa anche nell’ultimo report dell’Istituto Superiore della Sanità sull’impatto sanitario degli smaltimenti controllati ed abusivi, con una politica ambientale inesistente da anni.
Ma al netto di questi appunti, il compito da cui discende il resto è quello di liberare il nostro paese da quella che abbiamo già definito la lotteria della commissione d’accesso, quel gioco, sulla pelle dei cittadini, dello “sciolgono” o “non sciolgono”.
Non possiamo più vivere in un paese a capacità amministrativa limitata.
E’ questo il tempo, il “tempo per seminare” perché quello che “hai voglia ad aspettare” Orta non ne ha più.