Il 2020 è cominciato nel peggiore dei modi, con l’attacco americano sul territori o iracheno che ha portato alla morte, tra gli altri, del generale iraniano Qassam Soleimani.
Questo eccidio ha il significato di una dichiarazione di guerra che determina un’ulteriore escalation del conflitto globale cui assistiamo, inermi, da ormai troppi anni. L’ennesimo atto sconsiderato dell’amministrazione Trump, in difficoltà sul fronte interno, avvia la campagna elettorale gettando con agghiacciante cinismo dentro un’ulteriore spirale di violenza intere popolazioni già stremate da anni di guerra.
È evidente che un attacco sul territorio di un altro Paese che provoca una strage come questa sia un atto di terrorismo. Il fatto che questa azione sia firmata dagli USA dovrebbe far riflettere non solo la classe politica italiana ed europea, che ha più volte manifestato la propria inconsistenza ma l’intera società. Alleati del dittatore turco Erdogan, della sanguinaria dinastia dei Saud finanziatori dell’ISIS, traditori dei curdi, che quelle bande di mercenari avevano arginato combattendo in maniera eroica, questi “esportatori di democrazia” che periodicamente assegnano patenti di democrazia a seconda della subalternità di un Paese ai propri interessi, mostrano nuovamente e in maniera chiara il loro vero volto. Sprezzanti del diritto internazionale, prepotenti nei confronti dei loro stessi alleati, privi di scrupoli nell’appiccare ulteriore fuoco alla polveriera mediorientale, gli americani avevano definito, pochi mesi fa, le Guardie della Rivoluzione iraniane una “organizzazione terrorista straniera”. Dopo gli ultimi eventi, e considerando il bagno di sangue cui stanno da anni sottoponendo tutto il mondo è lecito domandarsi chi siano i veri terroristi. Veramente vogliamo continuare ad essere loro alleati e complici?
Intanto, al fragore delle armi fa da contraltare l’assordante silenzio dell’Europa, incapace di qualsiasi iniziativa politica, paralizzata e silenziosa di fronte all’azione degli USA e alla loro politica del terrore. Farebbe persino ridere, se non si trattasse di un’immane tragedia, la dichiarazione di Salvini, che plaude all’intervento USA distinguendosi per cinismo e irresponsabilità. Quello che fa ancor più paura, tuttavia, è il silenzio della società, che solo pochi anni fa ha, invece, saputo mobilitarsi contro la guerra producendo nel Paese un movimento trasversale compatto nel condannare la guerra globale. Fa spavento, inoltre, l’atteggiamento dei “moderati”, quelli che dalle loro comode poltrone, drogati dai talk show di regime, sono ben rappresentati dal Ministro Di Maio che non trova di meglio da fare che invitare “alla massima moderazione” e alla responsabilità. Provare, cioè, a mettere sotto il tappeto i problemi e non svelare il vero volto del conflitto. Questi “moderati” sono l’espressione di una società che dobbiamo lasciarci alle spalle se vogliamo sperare in un futuro differente. Sono gli uomini e le donne del silenzio, che dietro l’invito alla calma nascondono la loro vigliaccheria e la connivenza con il potere orribile che ha gettato il mondo in un inferno. Proprio come coloro che tacquero di fronte alla barbarie nazifascista. Quei “moderati” sono coloro che si girano dall’altra parte, per paura di perdere i privilegi che questo modello di società ingiusta garantisce loro. Hanno guardato da un’altra parte quando condannavamo l’aggressione all’Afghanistan, si sono voltati mentre veniva distrutto l’Iraq, quando veniva smembrata la Libia verso cui il Sultano Erdogan invia in questi giorni le proprie truppe. Quei moderati conniventi guardavano altrove mentre veniva aggredita la Siria, mentre veniva alla luce la vicinanza fra le bande di mercenari sunniti e l’asse del Male Arabia Saudita – Turchia – USA. Si nascondevano mentre la resistenza curda combatteva sul terreno. Si volteranno dall’altra parte ora, che questo atto di terrorismo incendia ulteriormente uno scenario di guerra infinito.
Eppure l’Italia non è per nulla estranea a questo scenario di guerra. Molte centinaia di soldati italiani sono già schierati, tra l’altro, in Afghanistan, Iraq e Libano. Il territorio italiano ospita le più importanti basi logistiche per ogni attacco statunitense: Camp Darby, Aviano (dove proabilmente verranno ricollocate le cinquanta testate nucleari non ritenute più al sicuro in Turchia), Sigonella, Niscemi e Napoli, con la base di Lago Patria, centro di comando per tutto il fronte mediterraneo.
Noi stiamo da un’altra parte, e in questo momento di grande tensione, mentre soffiano ulteriori venti di guerra, rivolgiamo il nostro pensiero e la nostra solidarietà alle popolazioni civili, donne, uomini e bambini che sono le vere e uniche vittime di questo orrore. Ai popoli che da decenni aspirano alla terra, alla giustizia e alla libertà: i Curdi totalmente abbandonati alla feroce repressione del regime di Erdogan; i palestinesi per i quali Nethanyahu prefigura la definitiva cancellazione dalla storia chiedendo in cambio dell’appogio alla guerra all’Iran il riconoscimento statunitense all’annessione dela Cisgiordania. Il proletariato urbano di Beirut, di Baghdad, di Teheran, che nelle settimane passate ha dato vita a movimenti contro il carovita e la repressione e che ora si vedrà inevitabilmente schiacciato dalla prevedibile reazione nazionalistica. Nel teatro di guerra segnato dagli interessi delle potenze militari, stiamo come sempre dalla parte dei popoli oppressi e crediamo che sia venuto il momento di riprendere una grande mobilitazione contro questa guerra infinita.
E’ l’ora di chiamare a raccolta la parte sana della società per chiedere a gran voce la fine di questo orrore.
ASSEMBLEA PUBBLICA LUNEDI 13 GENNAIO ORE 18 – MEZZOCANNONE OCCUPATO
MOBILITIAMOCI CONTRO LA GUERRA!
Insurgencia
Mezzocannone Occupato
Cobas Scuola Napoli
Collettivo Città Visibile – Orta di Atella
Lap Asilo 31 – Benevento
Afronapoli United
Cantiere 167