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Un silenzio assordante

E’ successo di nuovo, un’altra donna violentata, torturata, ammazzata, un film che si ripete quasi ogni giorno. Perché nascere donna in questa mondo è una sfida. 

Abbiamo bisogno di sensibilizzazione? Abbiamo bisogno di nuove leggi e più severe? Abbiamo bisogno innanzitutto della lotta, dell’affermazione di noi stesse come leva della trasformazione della società. 

Una trasformazione innanzitutto culturale, iniziando dalle bambine, dall’educarle a non essere per forza  carine, gentili ed ubbidienti. A prepararle a non essere vittima sacrificale del padre, marito, amante di turno. Innanzitutto nelle mura domestiche. Che si superi definitivamente la mitizzazione della donna angelo del focolare a convenienza e martire della frustrazione dell’uomo sempre più spesso. Un impegno quotidiano. Nessuna deve più tacere, nessuna deve più subire. 

E basta pure con la retorica del “se l’è cercata”.

Noi non ce la cerchiamo solo perché beviamo un drink di troppo, perché indossiamo abiti corti o perché manifestiamo per i diritti.

Si, diritti, perché sempre più donne sono vittime di un governo che le violenta e le tortura
Come sembra sia capitato a “El Mimo”, Daniela Carrasco o come sicuramente è capitato alla fotografa Albertina Martinez Burgos violentate, torturate e ammazzate.
Esposte come un monito, a dire che no, non è possibile ribellarsi, tanto più perché sei donna. 

E no, noi ci ribelliamo, perché ci hanno insegnato che la donna deve essere libera dall’uomo ed entrambi liberi dal capitale. In Cile, in Italia, ad Orta di Atella 

Mai come oggi, il nostro silenzio deve essere assordante.