Ogni individuo nella propria vita agisce con l’obiettivo di costruire il proprio futuro e, non di rado, si riscontrano casi di incertezze e preoccupazioni profonde, a cui non sempre si riesce a dare una spiegazione. Da ciò derivano diverse domande: cosa provoca l’angoscia esistenziale dell’uomo contemporaneo? Davvero la responsabilità di tanto malessere è da attribuirsi esclusivamente al singolo?
Uno spunto di riflessione ci è offerto da un’interessante teoria del Sociologo Tedesco Ulrich Beck, nella quale la società contemporanea è indicata come “Società del Rischio”. Parliamo cioè di un’epoca, la nostra, in cui la vita è categoricamente vincolata all’attività. L’esistenza dell’uomo deve essere dinamica, attiva, anche quando questi deve prendere una decisione: le istituzioni, afferma infatti Beck, impongono al singolo non solo l’obbligo di operare una scelta, ma anche di assumersi le responsabilità delle relative conseguenze. Se pensiamo inoltre che ciò che le istituzioni e le organizzazioni non padroneggiano incombe sugli individui, comprendiamo perché Si delinea una società contemporanea individualizzata, in cui l’Io predomina sul Noi. In un simile scenario di autodeterminazione imposta, le possibilità di errare sono molto elevate e l’eventuale fallimento sarà avvertito come una sconfitta personale. Da ciò derivano le ansie e i timori, che pervadono ogni individuo. Spieghiamo dunque queste concezioni astratte con esempi pratici: chi non ha mai udito o anche pensato “Lo Stato non mi da certezze né sul mio futuro né sul mio presente”, “Mi impegno tanto ma non riesco ad ottenere nessun tipo di stabilità, che sia economica,lavorativa o personale”. Sono queste le ripercussioni di una società egocentrica: si è soli nelle responsabilità, si è soli nelle preoccupazioni, si è soli nel dolore. Una condizione di abbandono che progressivamente diventa impotenza e poi passiva rassegnazione ad ogni sopruso, ad ogni violazione della dignità e dei diritti dell’uomo e allora, alla luce di tante riflessioni, il monito di Giorgio Gaber ” Libertà è partecipazione” non ci sembra più così utopistico: anche nella frenesia e nell’incertezza dei tempi moderni non bisogna mai smettere di pretendere ciò che spetta di diritto, mai soccombere alla rassegnazione e al pessimismo perché solo con la presenza e l’intervento attivo di un Noi , che lotta per un obiettivo comune, sarà ottenuta la libertà.