Esiste un momento in cui si tirano le somme.
Quel momento, specialmente in politica, arriva sempre. Prima o poi arriva, c’è solo d’aspettare .
E può essere imbarazzante, perché quando si tira quella linea, le prime cose che si vanno a misurare sono la coerenza e la conseguenza. E la dignità. Esistesse un Tribunale Speciale della Coerenza, della Conseguenza e della Dignità, ad Orta di Atella fioccherebbero le condanne. Una intera classe dirigente di traffichini, mestieranti e saltatori di carri dietro al banco degli imputati.
Ma si sa, quel Tribunale non esiste. Al massimo esiste nella coscienza di ognuno. O almeno così dovrebbe essere.
Non esiste un solo parametro, un solo indicatore di sviluppo che vede, in questi ultimi vent’anni, il segno positivo ad Orta di Atella. Certo, è aumentata la speculazione edilizia, il grado di commistione tra affari e politica, il livello di pervasività della camorra nella gestione della cosa pubblica, la tendenza a saltare da uno schieramento all’altro per mera convenienza, che fosse per una licenza edilizia o per un loculo al cimitero, poco importa.
Una transumanza. Gente che eletta da una parte si ritrova dall’altra. Altri che dopo anni di inettitudine si accorgono, con sgomento, che l’amministrazione è immobile “dedita ai propri affari anziché all’interesse collettivo”. Con l’unico piccolo particolare che chi parla, mentre parla, spesso, in quella amministrazione c’è ancora.
Orta di Atella come laboratorio del grottesco, come luogo incantato dove tutto si può dire e pure il suo contrario. Le parole in libertà vigilata. Ma il momento del redde rationem, del rendere conto, si avvicina. Potrebbe essere domani, tra una settimana, tra un mese. Poco importa, verrà.
E sarà il momento in cui alle parole sciolte dovranno seguire i fatti, gesti conseguenti, la coerenza del pensiero. Il farsi da parte principalmente. Sarà impossibile nascondersi, impossibile negare dove si è stati finora. Da quale parte della barricata. Perché sarà la barricata a distinguere gli uni dagli altri. Da una parte il passato, dall’altra il futuro. Da una parte la stagione grigia, vergognosamente arida, il tempo trascorso invano; dall’altra, “un tempo bellissimo, tutto sudato, una stagione ribelle”,o almeno la possibilità di immaginarlo così.
Da una parte la voce di vecchi padroni che richiamano vecchi lustrascarpe, dall’altra una ventata d’aria buona, una finestra aperta. Da una parte i correi, quelli che ci sono stati, poi no, poi si, poi senza incarichi, poi in dissenso, poi sono rientrati, poi assessori, poi, poi, poi. Dall’altra chi ha scelto da sempre la sua parte della barricata, quella dove si parla di una messa in discussione totale del modello di sviluppo edilizio di Orta, dove si parla di una grande stagione di beni comuni, di diritti e doveri, dove la piramide sociale, così come la conosciamo oggi, va rovesciata.
Il tempo della barricata è vicino. Anzi è arrivato. Arriverà pure il tempo dei tatticismi, delle piroette, del “non c’ero e se c’ero dormivo”. Ma quello non sarà il nostro tempo.