Un altro anno scolastico si è concluso, mentre i problemi, le criticità della scuola pubblica restano ancora insoluti, anzi le notizie che arrivano circa l’approvazione dei decreti attuativi della legge 107 non sono per niente rassicuranti.
La Legge 107, la cosiddetta Buona Scuola del governo Renzi ha sancito ormai la distruzione della scuola pubblica, una scuola che dovrebbe svolgere il servizio verso una utenza particolare: gli alunni, i bambini e i ragazzi, invece, con sostanziali tagli (ormai cronici) di risorse mascherati da promesse e contenuti roboanti sono risultati falsi e inesistenti. Non che negli anni precedenti il Governo Renzi non ci fossero stati danni, specie ai tempi di Berlusconi, con la principale artefice di questa rovina che fu la Gelmini.
Mentre la scuola pubblica agonizza per mancanza di risorse e di valide proposte costruite sul fabbisogno pedagogico – culturale dell’utenza, i governi continuano a finanziare le scuole private, introducendo, invece, un nuovo elemento di divisione del corpo docente basti pensare alla questione del merito, usato nelle imprese industriali come metro di quantità di produzione finale, ma che, se applicato alla scuola diviene un nuovo taglio. Con un contratto fermo a nove anni fa, mostrare il merito come un incentivo alla misurazione del lavoro dell’insegnamento, ha significato condizionare l’opinione pubblica sulla necessità di non remunerare tutti i docenti. Il merito, quindi, come uno strumento per tagliare risorse. Un’altra pratica poco chiara che si è estesa ai Licei, è quella dell’Alternanza scuola-Lavoro, già attuata nei tecnici e professionali da molti anni. Allargando la platea ai diciottenni che frequentano i licei di ogni indirizzo si capisce facilmente quanto possa essere interessante che per quasi due mesi moltissime aziende e imprese possano usufruire gratis di prestazioni lavorative e non, tralasciando poi altri possibili scenari, come quello delle promesse di un posto di lavoro che possa distogliere questi alunni dallo studio e di non completare il corso intrapreso, specialmente per i più deboli (l’alternanza scuola – lavoro si effettua dalla terza alla quinta classe).
La stato delle scuole del nostro paese non si discostano molto da questo scenario, anzi per certi aspetti la situazione è ancora più allarmante, poiché la speculazione edilizia degli ultimi anni e la crescita smisurata della popolazione scolastica, hanno trovato impreparato il nostro comune a far fronte alla crescente richiesta di strutture, nuovi edifici, maggior numero di aule che potessero permettere di offrire un adeguato servizio per i cittadini e le famiglie che si sono trasferite nel nostro territorio.
La famosa Cittadella Scolastica, argomento sempreverde di tutte le capagne elettorale, oramai è diventata la “barzelletta” della politica Ortese, più di qualche politico dovrebbe dare doverose risposte su questo punto.
Tuttavia una domanda ovvia a cui potrebbe seguire una risposta ovvia la possiamo porre: perché il Comune di Orta di Atella, che aveva un plesso scolastico nella Piazza principale del paese, di sua proprietà, lo affitta (a proposito abbiamo mai percepito un pigione dal min istero dell’Interno?) a un altro Ente e si costringe ad andare lui stesso in cerca presso privati di una struttura decente dove ospitare i propri alunni? Perché non riportiamo la scuola in Piazza la ristrutturiamo con i pigioni da recuperare dal Ministero dell’Interno e diamo anche una nuova linfa a Piazza Pertini…ops…Piazza Belmonte?