La premessa: a noi questo mondo, cosi com’è oggi, non ci piace. A noi Orta di Atella, cosi com’è diventata, non ci piace. Non ci piace proprio. Abbiamo però, in cuor nostro tanta speranza. Al punto che sentiamo nostre le parole che qualche secolo fa pronunciò Sant’Agostino: “La speranza ha due bellissimi figli: Lo sdegno e il coraggio. Sdegno per le cose come sono, e coraggio per cambiarle”. Si, perchè siamo sdegnati, da decenni di malapolitica, di malaffare. Parafrasando Peppino Impastato non è improprio pensare che da troppo tempo ad Orta la politica sia “una montagna di merda”.
Ad Orta di Atella, da diversi anni ormai, la politica è gestione privatistica della cosa pubblica, stasi progettuale, carenza di idee, penuria di intelligenze vive. Tutte cose che hanno prodotto la preminenza del particolare sul generale, del privato sul pubblico, del piacere sul diritto, dell’illecito sul lecito, delle logiche clientelari sul rispetto delle regole democratiche. Del brutto sul bello.
Si è dato corso ad una trasformazione radicale del paese in maniera del tutto arbitraria, senza avere alcun rispetto per la sua storia e per la sua vocazione urbanistica. Si è fatto impunemente scempio di un territorio intero, compromettendone in maniera gravosa l’ecosistema e abbrutendo la coscienza della sua popolazione. Il brutto ha messo solide radici ad Orta di Atella, per questo siamo convinti che sia sufficiente girare per la strade del paese per toccare con mano il fallimento politico di quanti, senza soluzione di continuità, ne hanno retto le sorti amministrative.
Sentiamo fortemente l’urgenza di mettere in circolo un’idea “rinnovata” del nostro territorio attraverso la pratica di una politica buona fatta da persone interessate esclusivamente al perseguimento dell’interesse generale. Noi riteniamo che la buona politica sia quella capace di armonizzare nel miglior modo possibile la pratica amministrativa con i principi teorici che debbono indirizzarla, la descrizione dell’esistente con la prescrizione del divenire. La buona politica è quella che sa analizzare la realtà e prendere, rispetto ad essa, le decisioni che sembrano più opportune. Ma è anche quella che, nel contempo, sa produrre un idea “futuribile” capace di guardare oltre il contingente.
La nostra ambizione è, insomma, quella di ripristinare un’idea di politica che rimetta le esigenze dei cittadini (di tutti i cittadini) al centro del proprio indirizzo di programma, facendo il modo che ognuno di essi non sia più un soggetto passivo, un numero da usare come “carne da macello” in campagna elettorale, ma soggetto consapevole e partecipe. Per questo ci piace l’adagio zapatista del “camminare domandando”, perchè ci lascia immaginare un’altra politica possibile : non ceto, non semplice metodo di gestione del potere, ma pratica progressiva di inclusione, capacità di immaginare soluzioni e di costruire una diversa idea di città e un diverso modo di concepire l’amministrazione della cosa pubblica. Per questo ci proponiamo come una forza politica di Sinistra capace di costruire nel tempo una coscienza politica “autenticamente” alternativa e cercare di rendere possibile la pratica di quella buona politica di cui Orta di Atella è da troppi anni orfano.
Ai nostri giorni può sembrare una follia, un’essere fuori dal tempo. Può sembrare un’utopia. Ma a noi, in fondo, ci piace pensarla come Eduardo Galeano: “L’utopia è come l’orizzonte. Cammini due passi e si allontana di due passi. Cammini dieci passi e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irragiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare.
Una Orta liberata è la nostra utopia. Per questo abbiamo iniziato a camminare.