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Se questa è una scuola

Di quanto si è costruito negli ultimi 20 anni ad Orta di Atella non si capisce come, con tutti gli oneri di urbanizzazione introitati dal Comune (?) e i fondi da anni stanziati il nostro paese non si sia potuto permettere una cittadella scolastica a modello scandinavo e molti cittadini siano costretti a far frequentare i loro figli in aule che ricordano le tendopoli post-terremoto a L’Aquila.

Perché quello che stanno vivendo molti bambini ortesi “sbarcati” al Centro Pastorale è la dimostrazione eclatante di come gli amministratori, negli ultimi anni, abbiano abdicato al ruolo dello Stato quale garante dell’educazione e della formazione, ma sopratutto di come si sia ritenuto superfluo “pensare” e “progettare” strutture che riuscissero a far fronte all’impennata demografica subita dal nostro Comune.

L’imperativo è stato “Costruire! Costruire! Costruire!” in nome di uno sviluppo che non è mai stato strutturale, in nome di una speculazione edilizia che è stata evidente, in nome di enormi disagi che vanno dalla mancanza di infrastrutture secondarie alla viabilità, ma mai in nome del Bene Comune.

E questa mancanza di persecuzione del Bene Comune non è un retaggio del passato, è rappresentato da scelte politiche che sono recenti e addirittura difese dall’attuale amministrazione, in ordine di tempo è impossibile non citare la sentenza del TAR sul Piano Urbanistico Comunale.

Tralasciando gli aspetti tecnici, che neanche la sentenza ha voluto affrontare, viene acclarato dai giudici amministrativi un dato politico eclatante,  che ci sono stati amministratori che col pretesto del risanamento urbanistico hanno lavorato non per il bene della Comunità ma per l’interesse proprio o di familiari a loro affini, amministratori, alcuni dei quali, ancora in carica.

Ed è paradossale che siano decenni che gli interessi degli amministratori cozzino sempre con quelli dei cittadini e che il loro operare sia sempre sintomo di “affari loro” da tutelare.

La percezione che la cittadinanza ha dall’amministrare è quella di un enorme conflitto di interessi che pervade la cosa pubblica, una sensazione che è diffusa anche se ancora non è ammessa da tutti che solo qualche cieco non riesce a decifrare.

Tra i ciechi si può certamente annoverare il vicesindaco Massimo Golino che, con le sue dichiarazioni (l’intervista integrale è su Caserta Focus) più che venire da Marcianise fa pensare che provenga da Marte: meno di un mese fa, in un’intervista a proposito del nostro paese, lo definiva: «un Comune che ha fatto leggere una crescita economica apprezzabile, articolata attraverso una politica di sviluppo urbano che ha consentito a tanti cittadini di capitalizzare le proprie risorse e a tante altre persone di scegliere di vivere ad Orta di Atella».

Ora, è ovvio che le dichiarazioni del vicesindaco non hanno creato nessun sussulto in quanto sembra essere abbastanza chiaro che l’esecutivo dell’amministrazione Mozzillo vale quanto il due di coppe quando la briscola è a bastoni, ma una reazione spontanea io l’ho avuta e una domanda al vicesindaco l’avrei voluta fare: Quali cittadini hanno capitalizzato da questa colata di cemento? E quelle persone che hanno scelto di vivere ad Orta di Atella scoprendo che neanche una strada senza fossi avrebbero avuto nel raggio di due km oggi rifarebbero quella scelta?

Ma è inutile chiedere ai marziani, come è inutile sperare che l’amministrazione si ponga seriamente il problema di continuare ad usare il Centro Pastorale come succursale scolastica perché, parliamoci chiaro: va bene essere legati alle tradizioni e va bene preservare lo spirito del Presepe, ma chiedere ai nostri figli di vivere in una grotta mi sembra esagerato.

Fotografia di Salvatore Pasovino D’Ambrosio